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Las Vegas

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Non l’ho vista proprio così (è una foto di Las Vegas presa dallo spazio, fonte Wikipedia) ma quando ci siamo atterrati era sera e dal finestrino mi è apparsa un’immagine che assomigliava tantissimo a un’isola sperduta in mezzo all’oceano.
Un’area luminosissima dai contorni molto precisi in mezzo al nero, non del mare profondo, ma del deserto del Nevada.
C’erano anche poche lucine sparse, oltre le coste, difficile non immaginarle come navi, viste da lassù.

Nata all’inizio del ‘900, la particolare tolleranza verso tutte le forme di divertimento per adulti è valsa a Las Vegas il titolo di Sin City. E qui è davvero tutto rivolto al divertimento, al gioco, all’intrattenimento; qui si è continuamente esposti a stimoli di tutti i tipi: il silenzio non esiste, la musica esce persino dalle siepi delle aiole, di notte le luci illuminano a giorno la città, con i loro giochi intermittenti, gli enormi schermi, le pubblicità degli spettacoli e le promesse di divertimenti inauditi.

In questo enorme parco giochi per adulti il vero business sono innanzitutto le centinaia di casinò dove tentare la sorte, poi le immense gallerie, paradisi dello shopping, e anche gli innumerevoli teatri con spettacoli di ogni tipo; ma essi sono inseriti in fantasmagoriche ricostruzioni, per lo più di importanti città o di ambienti naturali, che diventano altrettante giostre da percorrere e ripercorrere alla ricerca dell’ennesima meraviglia da scoprire.
E da pagare. 

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In realtà a Las Vegas non costa tanto starci, solo che poi quando ci sei spendi in continuazione. E questo anche se non giochi; quasi tutte le attrazioni sono a pagamento, e l’offerta è talmente pressante che non farsi tentare da tutto quel bendidio è davvero impossibile!

La notte ogni cosa si accende e hai l’impressione che tutto possa accadere…

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…anche vincere al gioco!

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Qui tutto è declinato secondo la simbologia  del gioco d’azzardo. Questi sopra in realtà sono i biglietti della navetta che dall’aeroporto porta ai vari resort.

Gli hotel più grandiosi sono soprattutto quelli più recenti che si sono sviluppati nella parte sud della Strip, costruiti con una tale ricercatezza da essere dei veri spettacoli in sé.
Ma questo merita un discorso a parte e lo approfondirò nelle puntate successive.
La parte nord attualmente è under construction. Molti hotel storici sono stati abbattuti, come il Sturdust e il New Frontier, altri lo saranno a breve, come il Sahara, mitico ingresso della Las Vegas dei tempi che furono.

Noi eravamo alloggiati al Riviera, uno di quegli storici. Ho il forte sospetto che marco l’abbia scelto anche per mantenere un legame con casa: dormire nella torre “montecarlo” in effetti ci faceva sentire un po’ più vicini allo Ziggy.
(deve sentire anche lui -il gatto intendo- un certo feeling con ciò che proviene da lì, visto l’attaccamento quasi morboso al suo nuovo cuscino!) 
 

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Tutto perfetto; di una sola cosa Marco si è rammaricato: sapere che circa una settimana dopo la nostra partenza vi avrebbe avuto luogo uno spettacolo a suo dire davvero imperdibile. Altro che David Copperfield, altro che Rod Stewart, nientemeno che The world’s longest butt lineup!
(non credo di bronzo, quelli).

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