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I Percorsi d’Arte Funeraria di Valeria: I segreti di Brera

Valeria Celsi è un’appassionata di storie e leggende noir, nonché studiosa di storia dell’arte. Da tre anni ha messo a frutto le sue passioni e i suoi studi organizzando tour turistici di Milano che hanno lo scopo di svelare i lati più oscuri, le leggende più bizzarre e le storie dei numerosi fantasmi la cui presenza aleggia tutt’ora nei vari quartieri milanesi.

Tutto comincia al Cimitero Monumentale, luogo che su di lei ha avuto da sempre una grande attrazione e che le ha dato l’idea di organizzare dei tour per farne conoscere tutti i segreti ai curiosi e agli appassionati di storia milanese.

Oggi i suoi Percorsi d’Arte Funeraria sono tantissimi e sono raccolti sul suo sito, mentre sulla sua pagina facebook è possibile seguire l’attualità degli eventi da lei organizzati.
Il più famoso è il Ghost Tour, di cui hanno parlato numerosi quotidiani e su cui sono stati fatti anche servizi speciali, tanto che ora è sold out per mesi.
Ve ne sono però numerosi altri, relativi a singoli quartieri o a protagonisti speciali, come i templari o l’Inquisizione, oppure percorsi a tema, come quelli relativi al cinema, alla peste o agli ambienti a luci rosse.
Io ho partecipato a quello relativo al quartiere di Brera.


Si parte dalla Chiesa di San Marco, la cui facciata è frutto di un restauro del 1871 di Carlo Maciachini.
Questo architetto di appartenenza massonica inserì nella decorazione della facciata simboli esoterici come la stella di David al centro del rosone, il rosone stesso a 16 raggi che richiama la rosa dei venti e il bizzarro bassorilievo raffigurante un dragone che divora un uomo.


Richiamando forse l’affresco scoperto nell’abside della chiesa rappresentante San Giorgio e il drago è anche un chiaro riferimento al biscione simbolo di Milano, emblema degli Sforza, che risulta però strano vedere utilizzato alla fine dell’800.
Anche l’interno della chiesa cela un mistero irrisolto: una statua cui è stato sfregiato il volto in modo da renderla irriconoscibile, un esempio di damnatio memoriae, che ha decisamente funzionato, visto che oggi non si ha idea di chi rappresentasse.


In Via Borgonuovo ci siamo soffermati sotto la residenza di una nobildonna russa di cui si diceva facesse il bagno nel latte, usanza che sappiamo essere stata celebre anche nell’antichità. Quello che invece caratterizza la storia di questa dama che inutilmente provò ad entrare a far parte dei circoli dell’aristocrazia milanese, è che il latte delle sue abluzioni venisse poi usato per fare uno dei gelati più famosi e richiesti della città.

In Via Fiori Oscuri ci è stata raccontata la storia di una delle più antiche botteghe storiche di Milano, lì dove nacque la Farmacia di Carlo Erba.
Nel cortile della Pinacoteca di Brera abbiamo invece ascoltato la storia di fantasmi che escono dai quadri per passeggiate notturne nelle sale espositive.

Brera era un tempo anche luogo di case chiuse: in via San Carpoforo c’erano tre bordelli rispettivamente di livello basso medio e alto e il quartiere era chiamato un tempo “Contrada di Tett”.
Altre protagoniste della zona erano le cartomanti. Una delle leggende più famose riguarda una cartomante che senza chiedere compenso, ma spinta solo dal desiderio di rendere un servizio gradito unicamente a chi ne aveva davvero bisogno, avrebbe avvicinato i passanti rivelando loro previsioni salvifiche.

Uno dei negozi storici purtroppo non più esistenti era un laboratorio di riparazione delle bambole. Ad esso è legata la leggenda di Angelica e della sua bambola Lalla. La bimba morta sfortunatamente in tenera età ebbe con sé nella tomba la sua bambola preferita cui però si era rotta la testa. Si racconta che il suo fantasma continuò a vagare finché qualcuno non decise di farla riparare e riporla al suo fianco completa della testa.

Altri fantasmi sono quelli dei due fratelli cui appartenne Palazzo Cusani. Fornito di due portali distinti perché costoro, che si odiavano, non fossero obbligati a incrociarsi entrando nei rispettivi appartamenti, sembra che i loro fantasmi siano tutt’ora soliti mantenere queste abitudini separatiste.

Sono molte altre le storie che Valeria ci ha raccontato, vi consiglio di andare ad ascoltarle direttamente alla fonte, il suo modo di narrare è affascinante e illumina di luce nuova cose e luoghi che si era soliti non osservare più.

La nostra visita termina davanti a Santa Maria del Carmine., la cui facciata è sempre opera del Maciachini, che qui però non ha inserito nessun simbolo esoterico, quasi a sottolineare il carattere speciale della chiesa di San Marco.