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buona notte della fiaba ovvero fiaba della buona notte

C’era una volta nel regno di Tostacorbrami una
principessa di nome Maicamai.
Costei era nata con
un dono assai prezioso: amava.
Sprigionava amore proprio da ogni poro ed espandeva radiosa tale sentimento sopra ogni cosa: sulla bianca e la nera, la grande e la piccina, la bella e la brutta, la
buona e la cattiva.

Sin dal mattino amava il sole e i suoi raggi, ma se c’erano le nubi, sapeva apprezzare anche la vista dei
loro profili soffici di sbuffi; e amava pure la pioggia che ne scendeva, che
fosse leggera di gocce pungenti, o resa violenta della sferza dei
venti.
Tutto coglieva con gli occhi affascinati da spettacoli per lei sempre
rinnovati.
O
gni incontro era motivo di
meraviglia: il riflesso sull’ala di un insetto le faceva battere il cuore nel
petto; un morbido petalo sbocciato bastava a toglierle il fiato; e se lo sguardo
posava sull’orizzonte del suo regno, ogni lato le appariva
coronato da ciò che di più amabile poteva offrirle il creato: montagne verdi, blu
e viola; fiumi canterini e laghi cristallini; arcobaleni del giorno e astri
della notte; ampie pianure con prati di velluto e campi fluttuanti di spighe
ondeggianti; città favolose dalle architetture fatate e popolazioni ricche e
varie, tutte colorate; il mare si estendeva alla fine dei desideri, ricco di
pesci, di promesse di viaggio, e di misteri.
Tutto ciò che giungeva al suo orecchio le procurava un immenso diletto: voci di bimbi, frinir di cicale, soffio di vento e onda musicale
Anche il suo udito era sempre innamorato della musica che pervade il creato.
Di animali e genti con mille qualità sapeva apprezzare tutta la bontà.
Accarezzava con lo sguardo, la voce e le mani di ognuno i sogni vicini e lontani
Tanti amici del tutto speciali dispiegavano per lei le loro ali e lei si faceva trasportare colà
dove risplende l’assoluta Beltà

Tutto questo Maicamai poteva vederlo con i suoi occhi amanti, ma non era proprio una prerogativa concessa
a tutti quanti.
Purtroppo nel regno vicino -ce n’è sempre uno-
viveva una strega invidiosa -anche quelle non mancano mai- che, arida e
velenosa, non sapendo allo stesso modo gustare delle bellezze che vede l’amore, Maicamai prese in spregio e le fece un nero sortilegio:
Ogni volta che amando avrebbe provato stupore d
alle sue labbra sarebbero uscite soltanto delle oscure parole che
l’avrebbero privata per magia di ogni cosa che amava
qualunque essa
sia

Così al risveglio un mattino Maicamai andò a far visita ai folletti in giardino e riconoscendo la sua
fatina del cuore, al solito la salutò con gli occhi stracolmi d’amore, ma dalle
labbra soffio fatato le esce la parola nanellato ….e
subito il nanetto sparisce dal prato!

Disperata la principessa rivolge lo sguardo al sole
cercando conforto nei suoi raggi splendenti, ma, mentre crede di pronunciare
parole ardenti, le esce di bocca un criptico già
lacuna
e tosto scompare il sol con la luna!!!

Non resta che correre, per rinfrancare il
cuore affranto, nella sala della musica, dove ancor dorme l’amica
suonatrice: le sue dolci note sono un balsamo sicuro anche contro l’accidente
più duro; ma quando si accosta per dare il via alla soave melodia, il
saluto ormai noto che le fa
diventa un
diary oplà: …della musica financo la memoria se ne
va!!!

Corre veloce alla biblioteca: in un libro di solito
il suo animo si quieta… ma credendo di  leggerne la pagina lieta, dispa libru stupita
pronuncia e ai libri ben presto rinuncia, poiché tutti i volumi in egual maniera scompaiono inghiottiti da un’immaginaria pattumiera dove li ha
buttati l’odiosa fattucchiera

Si precipita quindi alla torre a picco sul mare, dove
vive l’amico del cuore, sperando di trovare supporto nell’affollato porto: nel via
vai di gente che si accalca M
aicamai riesce
ad aprirsi un varco e a chiedere un veloce consiglio al suo sbarco, o almeno crede, perché
dalla bocca le esce il sibillino mo’sottrarbaci e
anche l’amato compagno sparisce rapito da grinfie rapaci 


Questi sono solo degli esempi di ciò che Maicamai
ha perso in quei tempi, ma il suo amore, contrariamente a quello che aveva sperato
la strega, invece di scemare cresceva.

Ancora di
più riusciva ad apprezzare le onde e la schiuma del mare, sapendo che presto le
avrebbe dovute per sempre salutare.
Con maggiore affetto
osservava lo scoiattolo sul ramo, figurandoselo presto per sempre
lontano
più intensamente aspirava un profumo, immaginandoselo svanire come
fumo
e con più profondo amore gustava una melodia, vedendosela già portata via


Fu così che la strega dovette arrendersi al sentimento e cedere
all’evidenza
che l’amore è una cosa dall’inaudita potenza, che non ci sono stratagemmi né magie che all’amore chiudan le vie
che non puoi far sì che chi ama cessi di amare e che, per quanto lo colpisci, l’amore si rifiuta di affondare  

 

 

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