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I castelli catari

Il catarismo è una dottrina dualista diffusasi soprattutto tra la metà del XII e la metà del XIII secolo.
La base del credo cataro risiede nell’esistenza di un duplice principio divino: il Male e il Bene sarebbero due divinità antitetiche e di pari potenza.
Il mondo materiale è però opera del principio maligno e da questa credenza derivano le pratiche, i riti e le norme di comportamento della religione catara, le stesse che la fecero qualificare come eresia e scatenarono contro gli adepti le ire del papato: nel 1208 i Catari furono oggetto della Crociata contro gli Albigesi, indetta da papa Innocenzo III per abbattere quella che era diventata una vera Chiesa parallela.

Le conseguenze delle loro norme morali sono di ordine teologico, ma anche pratico.
Da un lato rifiutano i sacramenti in quanto somministrati attraverso sostanze materiali, rinnegano la materialità della persona di Gesù e praticano una religione lontana dagli sfarzi di Roma.
Dall’altro tali dottrine li portano per esempio a rifiutare il cibo di origine animale, ma anche a un singolare rapporto con la sfera sessuale: tutto ciò che perpetua il mondo materiale è condannabile e quindi lo è innanzitutto la procreazione; Il sesso è peccato solo quando è fatto per perpetuare la vita, cioè il principio maligno. Per lo stesso motivo la perfezione per un cataro era raggiunta quando si lasciava morire di fame.

In realtà le comunità catare vivevano una vita semplice, autarchica e di estrema collaborazione, la proprietà privata era rifiutata, le donne avevano un ruolo paritetico a quello degli uomini, la gerarchia ecclesiastica era ridotta al minimo: esistevano i credenti e a un livello di coscienza superiore i perfetti; essi facevano capo ai vari vescovi di ogni provincia.

Il catarismo si diffuse al punto da destare grande preoccupazione nel papato che nel 1208 indisse la Crociata contro gli Albigesi, che fu un vero e proprio genocidio, terminando nel 1229 con la sconfitta dei catari, dopo numerose stragi e persecuzioni.

In realtà quelli che sono oggi conosciuti come castelli catari sono ricostruzioni, ampiamente rimaneggiate dalla corona di Francia dopo il 1250 per difendere la zona dei Pirenei dagli attacchi dei regni spagnoli vicini, ma percorrere le strade che portano a quei castelli, che sono stati teatro di una così lunga e feroce lotta, e leggerne le storie ha comunque qualcosa di incredibilmente suggestivo.
Adesso vi porto con me a visitarne qualcuno.

Château de Quéribus

E’ l’ultimo bastione a cadere nelle mani dei crociati nel 1255, entra a far parte del regno di Francia sotto Luigi XI.
Nel 1258 la frontiera tra Francia e Spagna viene fissata a sud delle Corbières, nei pressi del castello che diventa fondamentale per la difesa del territorio facente capo a Carcassonne. Interamente ricostruito dai re di Francia, perde il suo interesse strategico nel 1659 con il trattato dei Pirenei, quando questi diventano la frontiera tra Francia e Spagna.

Château de Peyrepertuse

Guillaume de Peyrepertuse non volle sottomettersi nel corso della crociata e fu scomunicato nel 1224. Il suo castello cadde in mani francesi nel 1240, dopo lo scacco di Carcassonne e divenne fortezza del regno di Francia avanzata sulla frontiera col regno di Aragona.

Château de Villerouge-Termenès

Vi fu messo al rogo Guilhelm Belibaste, ultimo perfetto cataro conosciuto, nel 1321

Château d’Arques

E’ della fine del XIII secolo, ma la regione ha ospitato catari già a partire dalla fine del XII secolo

 

 

7 commenti

  • marco(a)

    Affascinanti questi Catari.

    Come spesso succede ai popoli che praticano la sostanziale uguaglianza della Donna, eccoli soccombere alla spietatezza delle religioni (quelle che chiamano “grandi”, le monoteiste).
    Divago un po, ma non posso non trascrivere un passaggio del profilo che da di se Kay Rush (“KK”), che mi ha molto colpito:

    Non conosco il mio padre biologico e non ne ho mai sentito la mancanza. Mia madre ha il coraggio e la forza di dieci padri per quanto mi riguarda. Credo nella libertà di comunicazione ed espressione, nella libertà di scelta religiosa, e nella forza femminile.

    Nei paesi dove non c’è, si vede
  • marco(a)
    solito problema di font, trascrivo:
    “Non conosco il mio padre biologico e non ne ho mai sentito la mancanza. Mia madre ha il coraggio e la forza di dieci padri per quanto mi riguarda. Credo nella libertà di comunicazione, di azione ed espressione, nelal libertà di scela religiosa e nella forza femminile. Dove non c’e’, si vede.
     
  • anto

    se poi pensi che siamo nel 1200, nel pieno dei secoli in cui alla donna si dava raramente una minima capacità di pensiero, assume una valenza ancora più sovversiva sia questo aspetto che quello relativo al loro approccio con la sfera sessuale.

    A desenzano c’era una fiorente comunità catara
    (sempre i più avanti i gardesani)

  • Aliénor

    Bonsoir Anto,

    J’ai aussi effectué un séjour en pays cathare. Et je connais la plupart des lieux que tu montres.
    Mais Le château qui m’a le plus émue, où j’ai senti vibrer les murs c’est celui de Montségur, perché sur son rocher.(Dans l’Ariège)

    Que d’atrocités commises au nom de la religion!Au nom de la vérité! Au nom du plus fort!

  • anto

    Bonsoir Aliénor!
    je n’ai pas eu le temps pour visiter tout ce que j’aurais voulu… je connais un peu l’histoire du château de Montségur à cause de mes études (un examen de filologie avait puor sujet l’étude et la traduction de la chanson de la croisade des albigéois …O__o …)
    c’est vrai que tout ces lieux retentissent des atrocités commises au nom du désir de puissance, au nom du droit du plus fort… dommage que l’on n’ apprende jamais assez des fautes des nos prédécesseurs…