Architecture,  Travel

Miss Liberty

Ben prima di vederla per la prima volta avevo letto con passione la storia della nascita del progetto di realizzare quella che sarebbe poi diventata la Statua della Libertà.
E’ la storia di un sogno, di un’ideale e di dove può arrivare la tenacia umana pur di realizzarlo.
Quel che di solito si sa è che l’enorme statua fu un dono dello Stato francese agli Stati Uniti per commemorare i cento anni della loro dichiarazione di indipendenza (in realtà vi arrivò quasi una decina di anni dopo, nel giugno del 1885).
In ogni caso questo è senz’altro vero, ma corrisponde solo all’ultimo capitolo di una storia per nulla scontata, in cui la possibilità di realizzare e anche donare ufficialmente quest’opera restò fino all’ultimo tutt’altro che certa.
I sentimenti filoamericani sono diffusi a quell’epoca nell’ambiente intellettuale francese, ma a livello politico le cose sono diverse. Ciononostante gli intellettuali progressisti uniti attorno a Laboulay (tra cui Bartholdi è uno dei più assidui) spingono sull’idea di preparare un grande dono della Francia per il primo anniversario dell’indipendenza americana.

Fu unicamente grazie allo scultore francese Frédéric Auguste Bartholdi, che si recò più volte negli Stati Uniti a questo scopo e raccolse personalmente anche i fondi per la sua realizzazione, che l’opera poté finalmente vedere la luce.
Suo il progetto, sue le modifiche mano a mano pensate e sue le richieste di collaborazione (la più famosa delle quali a Gustave Eiffel per la realizzazione della struttura portante interna) per arrivare al risultato finale che oggi vediamo alle porte della baia su cui si affaccia New York.
Per realizzare il suo progetto l’artista arrivò persino a portare a spasso per gli Stati Uniti il “braccio” della statua, a scopo pubblicitario e facendo pagare il biglietto per salire quella che sarebbe diventata l’ultima rampa di scale fino alla torcia, oggi inaccessibile.
A dire il vero ad oggi la statua è del tutto inaccessibile, a causa di un importante restauro tuttora in corso, ma già dal 2001, dopo l’attentato alle torri gemelle aveva subito la chiusura e in seguito una riapertura solo parziale.
In ogni caso il primo pensiero che viene nel vederla svettare così alla foce dell’Hudson proprio davanti al porto di New York va a Bartholdi, il quale, ovunque si trovi adesso, non può che essere fiero e gongolante nel veder tramutato il suo sogno in emblema, in simbolo e icona riprodotta in mille forme e luoghi diversi come libertà che illumina i popoli.

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Il tour che porta alla Statua prevede anche la visita di Ellis Island, dove, a partire dal 1894, venivano accolti tutti gli immigrati che sbarcavano in America. Una specie di “fabbrica degli americani”, un luogo per trasformare gli emigranti in immigrati.
Ellis Island è stata chiusa nel 1954, in quei sessant’anni sono passati di lì quasi 20 milioni di persone che hanno di fatto costruito l’America.
La visita del museo ora allestitovi è a tratti davvero toccante; vi sono raccolti oggetti e documenti che raccontano le tappe dell’impresa epica di traversare l’Oceano per ricominciare una nuova vita, laddove lo si poteva fare.  

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La gita per arrivare a Ellis e Liberty Isand è spettacolare anche per la vista che offre sulla foce dell’Hudson e sulla skyline di Manhattan.

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Ma di quella avrò modo ancora di raccontare.

 

Un commento

  • marco barsotti

    eroi. forse per circostanze piú che per scelta. Ma eroi, questi nostri avi che lasciavano le loro terre, per vemire a scommettere in una nuova v ita negli usa!i