Food and Drink,  Travel

Per tutti i gusti

Niente, è inevitabile, il sincretismo a New York vince su tutto.

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A Hell’s Kitchen trovi di tutto, ristoranti thailandesi, messicani, indiani e di qualunque altra parte del mondo.
E anche le Trattorie Italiane Nizzarde. Ho pensato che gli avi dei proprietari devono essere emigrati negli Stati Uniti prima del 1860. It makes sense.

No, non abbiamo cenato lì, anche se dopo aver percorso l’asse principale del quartiere, straripante di ristoranti di ogni etnia e per ogni gusto, Marco (che è abbastanza abitudinario in materia culinaria) ha alla fine scelto “La Carafe” dalla bella tenda esterna a righe e con tanto di lampione  addobbato di lucine all’ingresso.

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E di champagne, ovviamente.
C’era anche la cantante che intonava canzoni di Edith Piaf.

A dire il vero -a proposito di sincretismi- nel menu facevano bella mostra di sé pure le olive greche, la feta e altre specialità elleniche (il tzatziki, mi sembra), ma non so se la commistione avesse origini pre o post newyorkesi, visto che abbiamo poi scoperto che i proprietari erano dei francesi di origine libanese che gestiscono anche un locale piuttosto noto qui a Nizza. Si sa, il Mediterrraneo da queste parti è poco più di un laghetto….
 

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Mousse au chocolat: facile sentirsi a casa a New York!

Facile anche estraniarsi, tra profumi e sapori di ogni parte del mondo; noi ci siamo limitati a qualche puntata all’indiano e soprattutto al giapponese.

Quanto ai piatti tipici locali l’deale per un pranzo veloce (una volta esclusi gli hamburger, che no, proprio non ce la posso fare) resta sempre l’ottima Ceasar’s salad:

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e il sushi (ah? perché? dite che non… ?)

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Odio pasteggiare con bibite gassate, ma da queste parti quella verso l’alcool è una vera fobia! 
I locali e anche i negozi che possono venderne sono chiaramente distinti da tutti gli altri e la licenza deve essere davvero restrittiva, visto che sono sorti tanti BYOB Restaurants.
La prima volta che ci siamo imbattuti in questa sigla abbiamo rischiato di pasteggiare con acqua di rubinetto.
Bring Your Own Beer: si tratta di locali (in entrambi i nostri casi ristoranti davvero raffinati in cui chef estrosi presentavano i loro deliziosi piatti con grande cura estetica e originalità), che non avendo la licenza per vendere alcolici servono solo acqua e bibite: se vuoi la tua bottiglia te la porti tu da casa, loro si limitano a mettertela nel secchiello col ghiaccio.
Una volta che la cosa si sa è anche abbastanza pratico e soprattutto più economico.

Qui sotto la bottiglia che siamo riusciti a procurarci al volo (gli stores che vendono alcolici fortunatamente restano aperti fino a tardi) la prima volta che ci siamo imbattuti in un ristorante di questo tipo…
Vini e buoi dei paesi tuoi! 

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E qui sotto il magret de canard… sorry, il duck breast del Thirty acres:

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e il Jerked salmon su banane stufate del Soul Flavors di Jersey City…

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Deliziosi entrambi!
Non sono certo mancati pasti più “tradizionali” con fries e salse varie (il fegato ha sopportato, malvolentieri, ma ha sopportato)

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E, a proposito del Village e di locali, ho scoperto che in tutti questi anni Lo Ziggy mi aveva tenuto nascosti certi suoi investimenti oltreoceano…

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marobadamatt…. ehm…. dagatti!

2 commenti

  • marco barsotti

    ….vedo dalle foto che le pappe americane ti mettono di buon umore!
    che nostalgia…nyc….il faut y revenir

  • anto

    diciamo che sono le pappe buone (soprattutto se trovate cotte) che mi mettono di buon umore! 😉
    (già, si fa in fretta ad averne nostalgia di New York)