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Matala, il cimitero romano

Si potrebbe quasi leggere qualcosa di simbolico nella divisione tra la costa sud e quella a nord della baia di Matala: da un lato il movimento, la vita, la musica e le luci del villaggio, dei ristoranti e dei locali, dall’altra le grotte dell’antico cimitero romano, scavate nella nuda roccia, che osservano, come altrettante orbite oculari vuote, la vita scorrere sull’altra riva.
Se non fosse per la scenografica illuminazione artificiale della parete, col calare del buio -complice anche l’ampia area del campeggio selvaggio e assai poco frequentato, che sorge ai piedi delle grotte- tutta questa area piomberebbe nel buio più profondo.

Circa 62 camere tombali sono scavate nel calcare naturale in almeno quattro livelli sovrapposti. Si tratta per lo più di stanze singole o più raramente doppie con aperture ad arco e nicchie semicircolari o rettangolari nei muri laterali, atte a ricevere doni funerari, per lo più vasi di terracotta. La maggior parte di esse furono saccheggiate dagli hippy che le abitarono negli anni ’60.
Le sepolture risalgono per lo più al III-IV sec. d. C., periodo in cui dovettero esserci numerose epidemie che causarono morti di massa.

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Le grotte sono visitabili e una volta arrampicatisi lassù la vista sulla baia è davvero mozzafiato.

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Come abitazioni troglodite non devono aver offerto molti comfort agli hippy che le hanno occupate per decenni, ma senz’altro il panorama di cui potevano godere da simili finestre li ricompensava ampiamente!

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