Friends,  Garda Lake

Roots

Arco.
E’ qui che ho le mie radici.

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Qui sono nata sopravvivendo la prima volta a un parto molto difficile, assieme alla mia sorella gemella, il mio affetto per la quale è inversamente proporzionale alla quantità di cose in cui siamo simili.
La visione del mondo, le attitudini, le abitudini e le scelte di vita, il condimento per l’insalata e la spalla utilizzata per la borsa, tutto in noi è all’opposto, p
ersino il verso in cui siamo solite esporre il rotolo della carta igienica (il mio è quello giusto Fabrizio, ça va sans dire). Ci uniscono i gatti, è per quello che a volte litighiamo.
Ogni tanto penso ai racconti, che così spesso ho sentito ripetere, relativi a quei momenti in cui nessuno avrebbe scommesso sulla nostra salvezza. Ci avevano date per spacciate ancor prima di nascere.
E invece abbiamo attecchito.

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Qui ho le mie radici, che sono per metà acquatiche e affondano nel porto di Torbole. E’ lì su quel porto e su quelle spiagge che vorrei prima o poi tornare. I cerchi andrebbero sempre chiusi, almeno in un mondo geometricamente ideale, in cui tutte le rette sono ortogonali e le circonferenze perfette.

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Qui ho le mie radici, immerse nel verde e nel blu

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Qui, in questa casa gialla.

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E’ qui che ho i miei primi ricordi d’infanzia.
Non sono tutti belli, perché in fondo le cose negative sono sempre un po’ più forti e tendono a fissarsi in modo più profondo nella memoria, soprattutto in quella bambina. Fortunatamente poi il tempo smussa tutto.

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Tanti però sono positivi e profumano di abeti decorati per Natale nella piccola sala da pranzo, si muovono curiosi come gli animali comprati un po’ per amore e un po’ per capriccio alla fiera di S.Anna e hanno le fantasie dei vestiti per le bambole, l’agilità dei pattini a rotelle, la cadenza un po’ sincopata delle note battute sullo xilofono e sulla pianola, la luce polverosa dell’abbaino in soffitta e la leggerezza delle danze inventate per gioco sulle sonate di Mozart.
Non ci sono più tornata in quella casa e non ne ho praticamente alcuna foto.

Ma è qui che ho realizzato in assoluto il mio primo scatto che emblematicamente ritrae il mio Gatto, il Pucci. La prima foto deve sempre essere quella del Gatto.

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La seconda che ho fatto invece è questa. 

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Sono alcuni dei miei compagni di terza media e l’ho scattata il giorno del mio quattordicesimo compleanno, pochi mesi prima che ci dicessimo addio, ognuno preso dai suoi progetti e dalle proprie aspirazioni.
Non ne ho altre di quegli anni, ma non è un caso che lì in mezzo ci sia Alberto, il mio compagno di banco.
Lui, senza più avere memoria di quel momento che molti decenni dopo si sarebbe rivelato speciale, ha frequentato poi per anni quella casa.
Lui ora è un artista e il dono che mi ha fatto assieme a Matteo ha per me un valore inestimabile.

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Varco.
E’ qui che ho le mie radici.

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In fondo alla tromba di quelle scale ci sono sette semi.
Hanno attecchito.

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