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Il rumore dei tuoi passi – Valentina D’Urbano

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Una bellissima storia.

Una storia che parla di violenza, povertà, assassini, aborti, droga e morte può essere bella? sì, e la ragione ne è forse la più prevedibile, la più banale e al tempo stesso la più antica e profonda: è una storia d’amore; una bellissima, struggente storia d’amore.
Alfredo e Beatrice sono per tutti i “gemelli” anche se non hanno proprio niente di uguale -a parte qualcosa che li accomuna nella gestualità e che deriva dall’essere cresciuti insieme- e viene da chiedersi perché nel quartiere questi due ragazzi abbiano da sempre questo soprannome, quando sia fisicamente che caratterialmente sono uno l’opposto dell’altro. 
La risposta è probabilmente che, come accade in tutte le coppie di gemelli veri, anche tra loro si percepisce subito l’esistenza di un codice comunicativo peculiare che li accomuna. Anche se nel loro caso sarebbe meglio parlare di codice “incomunicativo”: il loro linguaggio non è quasi mai ponte, ma piuttosto barriera e li imprigiona nei loro sentimenti inespressi esattamente come le mura dei palazzoni del loro quartiere, quella Fortezza che li protegge solo perché in realtà è una prigione.
L’incomunicabilità affettiva che li condanna ha lo stesso risultato: li rinchiude in gusci che si apriranno solo rompendosi. 

Valentina D’Urbano attraverso un prosa asciutta e densa, che incatena letteralmente alle pagine del libro, riesce meravigliosamente a dipingere il gioco di luci ed ombre con cui si disegnano i vari personaggi che non sono mai univoci, come i sentimenti che li abitano: spesso è proprio la troppa luce che non permette di vedere e al contrario è l’ombra che disegna più nitidi i contorni delle cose.