Domenica mattina a Monza
A Monza ci ero stata a più riprese tra il 2008 e il 2009 e ne avevo serbato un bel ricordo di cittadina elegante e gradevole.
Questa volta siamo passati rapidamente, approfittando di un sabato sera davvero tardivo, trascorso tra la ricerca dei luoghi della memoria di Marco e una pizza che non arrivava mai alla Pizzeria del Centro e soprattutto di una domenica mattina di fine settembre dal clima ancora tiepido, con la luce ancora estiva che incideva i contorni delle cose e le bancarelle dei vari mercati che cominciavano appena ad offrire i loro prodotti ai passanti.
Credo che fossimo gli unici “turisti”.
Monza nella mia memoria accende immediatamente due ricordi.
Il primo è Tommaso Labranca. No, non lui direttamente, ma un suo libro, 78.08 che ho acquistato nella libreria Libri&Libri in uno di quei miei passaggi di allora. Il romanzo, che era uscito da poco, mi era praticamente caduto tra le braccia mentre mi soffermavo diosolosaperché a curiosare tra gli autori che cominciano per L.
Sono numerose, sono proprio tante le librerie a Monza e questo mi ha fatto riflettere sul fatto che una città non si misuri tanto dal numero di abitanti o dalla superficie del comune, bensì dalla sua profondità, che è rappresentata anche dalla quantità di libri che chi ci vive è solito acquistare.
Il secondo è un corso di step organizzato in piazza dalla palestra Moving di Lissone nell’ambito di un evento sponsorizzato da radio Number One (la 10 k credo). Si moriva di caldo -era estate- ma la coreografia piuttosto articolata mi aveva molto divertita. Ci sono rimaste le due magliette omaggio con un logo minimal molto stiloso.
Due bei ricordi possono bastare. Il passato è limpido.
Il presente è sereno, insomma lo era.