70-80

1967. Fiorucci libera la moda, che diventa pop, come gli angioletti del suo logo che hanno un buon motivo per puntare gli occhi al cielo

Elio Fiorucci (1935-2015) è stato il primo stilista italiano a liberare, a partire dalla fine degli anni 60, la moda dall’atmosfera tradizionalista e un po’ ingessata della haute couture dell’epoca e a farne qualcosa di pop. Di fatto la ha democratizzata, aprendola a tutte le istanze culturali provenienti dalla strada.

Dalla Swinging London a Ibiza…

Curioso e attento, fu ispirato soprattutto dai viaggi. Attratto inizialmente dallo spirito libero e trasgressivo della Swinging London di quegli anni, fu durante un viaggio a Ibiza che ebbe l’idea di creare il jeans da donna aderente ed elasticizzato, che ne seguisse ed accarezzasse le forme.

…per disegnare le curve femminili…

I jeans bagnati e attillati di alcune ragazze che si erano immerse nel mare vestite lo ispirarono nel creare un tessuto denim stretch, che realizzò utilizzando la Lycra, la fibra elastica lanciata dalla Dupont.

…con un occhio di riguardo al fondoschiena

E fu sempre il suo amore per il corpo femminile a fargli trovare un modo diverso da quello tradizionale di incrociare le cuciture dei jeans sotto il cavallo, in modo che venissero messi in valore i glutei.

Uno stile di vita

La moda intesa da Fiorucci non riguardava solo il lato sartoriale, ma era uno stile di vita che traeva ispirazione soprattutto dalla strada. Ha portato il nuovo e l’inaspettato, anticipando l’ondata di negozi lifestyle di oggi.

L’inaugurazione del primo negozio a Milano

Il suo primo negozio a Milano in Galleria Passarella era un vero e proprio concept store, molti anni prima che il concetto e la parola stessa fossero inventati. La sua inaugurazione il 31 maggio 1967 fu un evento grandioso, con tanto di Celentano (1938) che arrivò a bordo di una Cadillac.

Le collaborazioni con gli architetti

Fiorucci affidò il design di questo primo negozio a una giovane artista, Amalia Del Ponte (1936), una scultrice che lavorava con vari materiali, tra cui la plastica. È solo la prima di una serie di collaborazioni con artisti provenienti da altri campi, come gli architetti  e designer Ettore Sottsass (1917-2007) Alessandro Mendini (1931-2019) e Michele de Lucchi (1951).

Il negozio di via Torino, un’esperienza multisensoriale

Nel 1974 l’azienda aprì un nuovo enorme negozio in Via Torino a Milano, espandendosi oltre la moda per offrire libri, mobili e musica. Il nuovo negozio aveva anche un’area per le performance, un mercato di abbigliamento vintage e un ristorante dove venivano serviti hamburger su ceramiche Richard Ginori.

Il topless

Nel frattempo l’etichetta introdusse il monokini e il tanga dal Brasile, causando polemiche per le foto in topless usate per pubblicizzarli. Le perle di vetro, i cappotti afgani, le stampe leopardate sono solo alcune delle innovazioni che lanciò con successo sul mercato.

New York: le celebrità….

I suoi negozi si diffusero presto a livello internazionale. Celebre il punto vendita a New York sulla 59ª strada. Inaugurato nel 1976, era frequentato da artisti e attori: Truman Capote (1924-1984) vi autografava i suoi libri; Elizabeth Taylor (1932-2011), Cher (1946) e Jackie Onassis (1929-1994) vi prendevano il caffè.

…la pop art…

Jean-Michel Basquiat (1960-1988), Keith Haring (1958-1990) – che tra l’altro negli anni 80 firmò con i suoi graffiti il restyling del negozio di Milano – e Andy Warhol (1928-1987) furono grandi estimatori dello stile Fiorucci.

Andy Warhol

Fu proprio da lui che Warhol presentò il suo progetto editoriale Interview Magazine. Sui suoi diari scrisse nel 1983 “Went to Fiorucci and it’s so much fun there. It’s everything I’ve always wanted, all plastic”

…e la discomusic

Anche numerose star della discomusic erano di casa da Fiorucci. Uno dei commessi era il fratello di Madonna (1958), allora ancora pressoché sconosciuta. Ma la cantante continuerà a frequentare le feste movimentate dello store per molto tempo. Bianca Jagger (1945) e Grace Jones  (1948) furono appassionate testimonial dei suoi capi fascianti.

“The best designer heaven knows”

Fiorucci fu anche citato nel brano He’s the greatest dancer delle Sister Sledge dove il testo recita: “He wears the finest clothes, the best designers heaven knows. Ooh, from his head down to his toes, Halston, Gucci, Fiorucci”.

Lo Studio 54

La consacrazione avvenne nel 1977 quando curò lo styling dell’inaugurazione dello Studio 54 di New York, discoteca simbolo di un periodo. Lo stesso negozio fu poi definito come “Daytime Studio 54”.

Il trasferimento a Broadway

Anche negli anni 2000, quando si trasferì in uno spazio di vendita al dettaglio nel centro di Broadway, la sede Fiorucci di New York rimase un luogo di debutto per i talenti del design.

Senza regole

Un marchio come espressione di uno stile di vita, senza regole e costrizioni, emblema dell’anticonformismo, della libertà di indossare a qualsiasi età t-shirt con i personaggi Disney e scaldamuscoli in pieno “stile Flashdance.

Comunicazione anticonvenzionale

Tessuti leopardati, pantaloni in vinile, abiti dorati e stravaganti: non solo la sua moda era anticonvenzionale, sexy e colorata, ma anche la grafica, la comunicazione, l’allestimento dei negozi, gli oggetti cercati in giro per il mondo erano sempre dirompenti, ironici, provocatori.

Campagne pubblicitarie

Come le sue campagne pubblicitarie dallo spirito ribelle, firmate Oliviero Toscani (1942).

La cessione dell’azienda

Ma una cattiva gestione della parte finanziaria portò alla fine degli anni 80 alla cessione del brand ai fratelli Tacchella di Carrera Jeans e poi alla giapponese Edwin International. Nel 2003 creò il progetto Love Therapy, che comprendeva jeans, felpe, abiti e accessori.

Il logo con gli angeli….

Il celebre logo, che sarebbe diventato iconico, con i due angioletti fu introdotto nel 1970. Raffigura due testoline paffute che spuntano dietro le rispettive ali, con lo sguardo rivolto al cielo. Disegnato da Italo Lupi (1934), fu riproposto poi in versione con occhiali da sole.

..di Raffaello?

Tutti abbiamo desiderato indossare una t-shirt con quel logo rappresentante gli angeli…. di Raffaello?.

Una realtà alternativa

Per un curioso quanto comune caso di sovrapposizione mentale collettiva da sempre e ancora oggi una gran quantità di persone ritiene che le due testoline alate riprendano gli angeli pensosi di un dipinto di Raffaello (1483-1520).

La Madonna Sistina

L’opera in questione è La Madonna Sistina, un dipinto a olio su tela databile al 1513-1514 circa e conservato nella Gemäldegalerie di Dresda. I due angeli nella parte inferiore del quadro furono già all’epoca un soggetto molto copiato e considerato spesso indipendente dalla composizione principale.

Angeli vittoriani

Se l’ispirazione è vagamente raffaellesca, i due angioletti di Fiorucci sono chiaramente altra cosa rispetto alla coppia che osserva dal basso la Madonna Sistina. Ricalcando le illustrazioni ottocentesche di stile vittoriano i due angeli boccolosi di Italo Lupi si sono sovrapposti in qualche modo nella nostra memoria a quelli di Raffaello.
E guardano al cielo, anch’essi, disperando ormai che sia finalmente restituita loro la giusta paternità.