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1976. La famiglia Barbapapà arriva in Italia: porta ideali di ecologia e diversità e vive in una casa che… esiste davvero!

La prima cosa che ricordiamo pensando alla serie di cartoni animati Barbapapà è l’aspetto bizzarro dei suoi colorati personaggi: tondeggianti e sostanzialmente senza forma, presupponevano in realtà la possibilità di prenderle tutte. Ma forse non tutti sanno che… la loro casa dai locali fatti a bolle è un’incredibile villa che esiste davvero!

Nati in Francia…

Creati in Francia nel 1970 da Talus Taylor (1929-2015) professore di matematica e biologia e dalla moglie Annette Tison (1942), architetto, i Barbapapà inizialmente erano i personaggi di una serie a fumetti. 

…e cresciuti in Giappone

Il loro successo fu immediato e vennero presto tradotti in ben 30 lingue per poi trasformarsi in cartone animato nel 1974 in Giappone. Trasmesso a partire dal 1976 su Rai Due, Barbapapà fu dunque, nonostante la realizzazione originaria francese, il primo cartone animato giapponese a sbarcare in Italia.

Barbe à papa

Il nome Barbapapà fa riferimento al termine che in francese indica lo zucchero filato: Barbe à papa (letteralmente “la barba di papà”).

Un Barbapapà tutto rosa

In Francia è comune l’aggiunta di sciroppo che tinge di rosa lo zucchero caramellato nei filamenti che poi prendono la caratteristica forma affusolata attorno al bastoncino che lo regge. E rosa è il protagonista principale del cartone animato, il papà appunto. Che però non ha la barba!

La famiglia Barbapapà…

Creato un papà, fu in modo del tutto naturale che si aggiunsero poi una Barbamamma e sette barbabebè. Ognuno dei quali con un colore e delle caratteristiche precise.

…in tutti i suoi colori…

Barbabella, viola, è aggraziata e vanitosa, ama i profumi e odia gli insetti; Barbaforte, rosso, è sportivo, coraggioso e detesta i soprusi; Barbalalla, verde, è sensibile, ama la botanica e la musica, trasformandosi spesso nello strumento che poi suonerà.

…e nella sua diversità

Barbabarba, nero e arruffato, è un artista dal carattere ostinato; Barbottina, arancione, è l’intellettuale ribelle; Barbazoo, giallo, ama gli animali ed è esperto di clima e inquinamento; Barbabravo, blu, è uno scienziato curioso e impulsivo.  Nella famiglia dei Barbapapà c’è anche Lolita, una simpatica cagnolina a macchie. 

Il barbatrucco

La caratteristica essenziale dei Barbapapà è che possono trasformarsi in qualunque cosa desiderino. La trasformazione è accompagnata dalla frase “Resta di stucco, è un barbatrucco!” (in francese “Hula hup barbatruc!”)

Neologismo

L’espressione è diventata poi d’uso comune per indicare uno stratagemma ingegnoso, un modo originale di risolvere un problema. Tanto da essere integrato come un vero e proprio neologismo nel vocabolario della lingua italiana. 

Ecologia e diversità

Nel corso di ogni episodio i componenti della colorata famiglia affrontano piccoli e grandi problemi quotidiani all’interno di un contesto che incoraggia il sostegno reciproco e il rispetto per la natura e per le diversità.

Voci celebri

In Italia la sigla di apertura dei cartoni animati, “La famiglia di Barbapapà” , venne cantata inizialmente da Roberto Vecchioni (1943) e poi, nella seconda serie dei cartoni animati, da Claudio Lippi (1945) e Orietta Berti (1943), che diedero rispettivamente la voce ai personaggi maschili e a quelli femminili. 

La nuova serie dei Barbapapà

Dopo la morte di Talus Taylor il suo testimone è passato ai figli Alice e Thomasche, nel 2019, hanno scritto e diretto una nuova serie animata dedicata alla famiglia dei Barbapapà. Pensata per i bambini di oggi porta avanti gli stessi ideali dei personaggi originari.

La casa in campagna…

Degli anni 70 i Barbapapà incarnano lo spirito ecologico e il rispetto della natura. Nelle loro storie vengono spesso trattati temi importanti come l’inquinamento e il concetto allora emergente di energia rinnovabile. Vivono in campagna in una casa a bolle, che ricorda tantissimo il progetto del Palais Bulles dell’architetto Antti Lovag (1929-2014).

…o la villa al mare?

Creata per l’industriale Pierre Bernard (1942-2015), questa villa decisamente non convenzionale costruita su una collina che si affaccia sul mare di Théoule-sur-mer, in Costa Azzurra, riprende in modo incredibilmente rassomigliante la forma della casa dei Barbapapà.

Palais Bulles

Costruita nel 1979 è formata da una serie di locali a bolle che confluiscono l’uno nell’altro con finestre fatte a oblò e spazi che sembrano generarsi su se stessi. Espressione di una sorta di architettura organica, i 2000 metri quadrati del Palais Bulles sono stati in seguito acquistati da Pierre Cardin (1922-2020), che li arricchì di numerosi oggetti d’arte e design degli anni 70. Sono classificati oggi come monumento storico. 

La casa dei Barbapapà all’asta da Chrisitie’s

Recentemente il Palais Bulles è stato messo all’asta da Christie’s. Quotato tra i 300 e i 350 milioni di euro attende qualcuno che con un clamoroso barbatrucco lo faccia suo.