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Nazareth

A Nazareth mi ci sono trovata un po’ per caso, come in tutto questo viaggio in Israele peraltro, un po’ infiltrata appresso a Marco che ci è venuto per lavoro. E uno dei suoi meeting era appunto qui, ragione per la quale ho per quel giorno disertato la spiaggia di Tel Aviv per visitare questo luogo mitico, in cui la tradizione cristiana vuole sia vissuto Gesù.

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Durante tutta la mattinata ho avuto una guida d’eccezione, Rula, una brillante avvocatessa moglie dell’ingegnere che doveva incontrare la delegazione della società per cui lavora Marco, che gentilmente si è offerta di accompagnarmi nella visit
a della cittadina della Galilea, dandomi anche un sacco di informazioni relative alla storia e alle tradizioni della zona.

Nazareth è la più grande città araba del paese, composta per il 60% da abitanti di religione islamica e per il 40% da cristiani (cattolici e ortodossi).
Rula mi ha accompagnato attraverso il mercato, spiegandomi che un tempo era molto più vivace e attivo e che ora, a causa dello sviluppo dei centri commerciali e dello spostamento delle nuove generazioni fuori dal centro storico della città, la sua attività si è ridotta in modo considerevole. Qualcosa dello spirito del mercato mediorientale vi sopravvive ugualmente, con quell’accozzaglia tipica di oggetti utili, modernariato e arredamento così tipica. 

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Lei è cresciuta proprio in una delle vie adiacenti e quando ho preso questa foto, mi ha confessato “è il mio angolo preferito”.

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Rula mi ha poi fatto visitare prima la Basilica dell’Annunciazione che domina letteralmente il panorama della città.

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C
ostruita sul sito che la tradizione cristiana vuole corrisponda a quello in cui Maria avrebbe ricevuto la visita dell’Arcangelo Gabriele con l’Annuncio della nascita del Cristo, l’imponente basilica in cemento armato è formata da due chiese sovrapposte.
In quella inferiore si trova la “Grotta dell’Annunciazione” che corrisponde alla casa di Maria. E’ visibile una scala, nominata anche dalle scritture, quella dalla quale l’Arcangelo sarebbe sceso per darle la lieta novella.

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Nella chiesa superiore, come nel piazzale antistante, si possono ammirare numerosi mosaici provenienti da tutte le parti del mondo raffiguranti la Vergine Maria e Gesù. E’ buffo vedere come ogni nazione se li immagini con i tratti e gli abiti tipici delle proprie genti.

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E’ la più grande chiesa cristiana del Medio-Oriente (well, non ci sono molte chiese cristiane nel Medio-oriente, ha aggiunto Rula). Inaugurata nel 1964 da Papa Paolo VI, vi hanno officiato la Messa anche i Papi successivi.

Siamo passate poi alla visita della piccola chiesa greca ortodossa di San Gabriele, quella di Rula -ci ha tenuto a dirmelo mentre mi porgeva la caratteristica sottile candela da affondare nei bacili riempiti di sabbia- in cui, secondo una tradizione cristiana parallela sarebbe in realtà avvenuta la vera Annunciazione (eh, neanche tra cristiani si mettono d’accordo da queste parti). Qui infatti c’è il pozzo al quale Maria sarebbe venuta ad attingere l’acqua quando Gabriele le fece visita.

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Un altro luogo molto suggestivo che mi ha fatto visitare sono i tunnel sotterranei, scoperti solo 15 anni fa, in cui si nascondevano i primi cristiani prima che Costantino emanasse il suo editto di tolleranza. Mi ha spiegato che essi percorrono per decine di chilometri il sottosuolo della città e la loro ristrettezza mi ha decisamente impressionato.

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Una terza chiesa greca, ma di tradizione cattolica (ebbene sì esiste anche quella a Nazareth, non ero al corrente dell’esistenza di una simile tradizione, ma in questa terra la frammentazione religiosa crea entità davvero insospetttabili) sorge poi accanto alla sinagoga, quella dalla quale Gesù avrebbe cacciato i Farisei (i mercanti in effetti si trovano ora appena fuori).

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Che uno, per colpa dell’iconografia classica, se lo immagina come un tempio monumentale e invece.

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Un’altra chiesa facente parte del complesso della Basilica cattolica è quella che sorge sopra quelli che tradizionalmente sono riconosciuti come i resti della casa di San Giuseppe. 

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Insomma passeggiare per Nazareth è un po’ come ripetere alcuni passi del Vangelo ed è inevitabile stupirsi di fronte all’esistenza reale, prosaica e spesso assai poco spirituale di luoghi mitizzati e facenti parte di un immaginario che poco ha a che fare con la realtà, soprattutto di quella mediorientale.

Oggi Nazareth è la città dove si trova la più grande comunità araba in territorio israeliano. La popolazione era composta soprattutto da cristiani, fino all’arrivo di rifugiati musulmani qui giunti dopo la creazione dello stato di Israele. Le due comunità sono in buoni rapporti, anche se ci sono stati momenti di frizione, soprattutto quando la comunità islamica aveva deciso di costruire una gigantesca moschea proprio accanto alla Basilica dell’Annunciazione, cosa alla quale i cristiani si sono fermamente opposti bloccando i lavori. La cosa è ancora motivo di tensioni.

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Tra i musulmani e gli ebrei invece le tensioni sono più importanti e sono legate alla costruzione di un comune a maggioranza ebrea sorto sulle colline attorno a Nazareth. Nazareth Illit o Upper Nazareth, verso la quale sono state spostate la maggior parte delle istituzioni e dei servizi dello stato.

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A Nazareth Illit siamo stati invitati a cena da Shadi che, dopo averci portato a vedere dall’alto il Monte Tabor, dove le scritture affermano ebbe luogo la Trasfigurazione di Gesù, ci ha offerto un superbo pasto mediorientale di quelli che solitamente si preparano nelle grandi occasioni. Il piatto principale a base di agnello, riso, pinoli e mandorle viene infatti fatto cuocere per sei ore dal fumo di una speciale stufa. L’accompagnamento della cena consisteva in una quantità di portate pantagruelica: dolmades (gli involtini di foglie di vite), tabulé libanese, insalate varie, hummus, il tutto annaffiato da vino locale e seguito dal dolce tipico di Nazareth (una cosa un po’ formaggiosa, buona, di cui non ricordo il nome o più probabilmente non mi è stato nemmeno detto) che ci è stato servito in giardino.

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Del fatto c
he i medio-orientali fossero un popolo eccezionalmente ospitale ne avevo avuto già prova, ma qui sono stati raggiunti livelli davvero stratosferici, che vanno senz’altro al di là di quello che poteva essere l’interesse per la futura collaborazione nell’ambito del progetto di business per cui ci si trovava lì. Grazie ai nostri ospiti, spero di poter tornare presto nella vostra terra.