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Matala

Quando vidi per la prima volta questo villaggio 14 anni fa ne rimasi subito affascinata. Qualche anno dopo capitò anche al Marco di andarci e se ne innamorò anche lui. Occorreva dunque tornarci insieme.

Matala è una meta: la strada per raggiungerla finisce lì, dopo c’è solo il mare. Devi andarci proprio apposta e una volta arrivato ti ci fermi per forza, stregato dalla sua bellezza.
Secondo la leggenda è qui che Zeus arrivò a nuoto sotto le spoglie di un Toro portando Europa sul dorso. I primi insediamenti umani risalgono al V sec. a. C. , fino al III sec. a. C. è stata il porto di Festos. Il cimitero romano scavato nella roccia risale invece al III-IV sec. d. C, epoca in cui ci furono ingenti morti a causa di epidemie, anche se vi sono state trovate tombe più antiche.

Una rada dalle acque cristalline racchiusa tra rocce color oro attorno alla quale sorgono basse costruzioni e un ampio ed essenziale campeggio, per lo più deserto.
Allegre stradine e piazzette felicemente abitate da decine di gatti (niente traffico a Matala, le auto si fermano al parcheggio a nord della spiaggia), una serie di ristorantini e locali che si affacciano sulla baia e si spingono fino alla punta estrema del capo a sud, dal quale si può assistere a dei romanticissimi tramonti.

Matala non è solo un bel centro per soggiornarvi, ma anche un ottimo punto di partenza per visitare la costa meridionale dell’isola, sorprendentemente bella e selvaggia.




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Qui sopra il Marco che scatta un photosphere.
Qui sotto il photosphere. Cliccateci e avrete l’impressione di essere proprio lì, sulla spiaggia di Matala.

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Ha il fascino di un villaggio di pescatori e la rilassatezza del piccolo centro in cui si respira ancora l’atmosfera degli hippy, che negli anni ’60 e ’70 l’avevano eletta a dimora, andando ad abitare le grotte del cimitero romano che costeggia il lato nord della rada.
In quegli anni Matala divenne la destinazione privilegiata per migliaia di scrittori, poeti, cantautori e viaggiatori in cerca di un mondo all’insegna della pace e dell’amore.
Fu soprattutto dopo che Joni Mitchell vi trascorse parecchi mesi, riportandone poi l’esperienza nel suo album Blue, che la località acquistò una fama internazionale.
Negli anni ’70 la polizia locale mise fine all’usanza di abitare le grotte, dichiarandola illegale, ma Matala restò comunque una destinazione privilegiata per chiunque fosse in cerca dello spirito di quegli anni. 


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Da tre anni a questa parte a giugno vi si svolge il Matala Beach Festival. Una serie di concerti con musica dagli anni ’60 ad oggi, tribute band, party al tramonto e una rassegna di street  art., di cui poi restano le sculture e i graffiti.



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Oggi l’
eredità dei figli dei fiori è perpetuata a Matala da speciali rappresentanti, fautori indefessi della vita pacifica e dell’amore fra i popoli. L’unica differenza è che hanno modificato un po’ il motto dei loro predecessori.
Ma solo di poco.


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Peace & Love & Food.