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Eac, l’espace de l’art concret a Mouans-Sartoux

L’Espace de l’Art Concret di Mouans-Sartoux è una collezione unica in Francia, classificata come tesoro nazionale che offre al pubblico un insieme di più di 700 opere rappresentative delle molteplici tendenze dell’astrazione geometrica. 

Inaugurato nel 1990, l’eac deve la sua creazione alla congiunzione di diverse volontà: quella di due collezionisti svizzeri, Sybil Albers e Gottfried Honegger, e quella di André Aschieri, sindaco di Mouans-Sartoux dal 1974 al 2015. Dopo aver messo a disposizione per dieci anni la loro collezione in un’ottica pedagogica e di diffusione dell’art concret, i due collezionisti hanno donato nei primi anni 2000 la loro collezione allo Stato francese.

L’espace de l’art concret

La scelta del nome “espace de l’art concret” rivela, fin dall’inizio, il desiderio di dar vita a una realtà diversa da quella tradizionale dello spazio museale: composto da un parco naturale, da un castello della fine del XV secolo, e da un edificio costruito nel 2004 che ospita la donazione Albers-Honegger, è stato immaginato come un luogo d’incontro, di attività e di educazione. 

Il concretismo

L’eac deve il suo nome al movimento storico del concretismo. Gran parte della collezione ruota attorno a questo movimento che nel 1930 aveva stilato un suo manifesto le cui linee principali proponevano un’arte costruita con elementi puramente plastici, vale a dire i piani e i colori, seguendo il principio per il quale questi hanno un valore in sé. 

Il termine “art concret” rivendica l’oggettività e l’autonomia del linguaggio plastico senza alcun riferimento alla realtà del mondo esterno. Opponendosi tanto all’arte figurativa quanto a quella astratta, l’arte concreta rompe con i processi di progressiva astrazione degli aspetti del mondo reale, costruendo il suo linguaggio su un uso esclusivo di elementi plastici (forme, superfici, colori) al servizio di un chiaro principio geometrico. 

“Pittura concreta e non astratta perché niente è più concreto, più reale di una linea, un colore, una superficie”.  (Theo Van Doesburg)

Il gruppo Art Concret fu fondato nel 1930 intorno a Theo Van Doesburg e riunì Jean Hélion, Otto Carlsund, Léon Tutundjian e Marcel Wantz. Questi artisti scrissero un manifesto nell’unico numero della rivista, che esponeva in sei punti le basi teoriche del movimento.

L’approccio concreto afferma che la pittura è una creazione della mente: i mezzi della pittura devono essere ridotti all’essenziale, la tecnica e la forma padroneggiate in una preoccupazione di chiarezza totale. Questo approccio era perfettamente in linea con le tendenze razionaliste e lo spirito scientifico che stavano emergendo in tutti i campi in quel momento.

L’arte concreta, la matematica e la musica

Il termine “arte concreta” fu adottato nel 1938 da Wassily Kandinsky e nel 1944 da Jean Arp per descrivere la loro arte. 
Fu l’artista svizzero Max Bill a dare un vero impulso a questo movimento a partire dal 1936, diffondendo i temi dell’arte concreta in Svizzera attraverso varie manifestazioni e pubblicazioni. Nel 1949, pubblicò un testo significativo, Mathematical Thought in the Art of Our Time, che trasformò il concetto matematico in un campo di indagine artistica.  Secondo Max Bill, le opere d’arte potevano allora “fare a meno dell’astrazione”, poiché erano “derivate dai loro mezzi fondamentali e seguivano le loro proprie leggi, senza riferimenti esterni all’aspetto naturale”.

I principi dell’arte concreta possono essere applicati ad altri campi che sono direttamente legati alla realtà e alla società, come la tipografia, l’architettura e il design. Si tratta quindi di “creare un’arte misurabile, valida per tutti, con forme che possano essere adattate a tutte le situazioni e comprese da tutti i pubblici, per creare un linguaggio universale, identico a quello della scienza o della musica”. (Serge Lemoine) 

Dopo il 1945, l’arte concreta si diffonde fuori dalla Svizzera sotto forma di mostre e pubblicazioni.
Il boom si intensifica soprattutto in Europa negli anni 50 e 60 con il gruppo ZERO (Heinz Mack, Otto Piene, Günther Uecker, ecc.) e il gruppo GRAV (Julio Le Parc, François Morellet, ecc.). Allo stesso tempo, le estensioni dell’Arte Concreta si fecero sentire negli Stati Uniti, dove i principi di questo movimento formarono la base dell’arte di Carl Andre, Dan Flavin e Donald Judd.

Il termine arte concreta venne a designare una parte molto grande dell’astrazione geometrica creata dopo la guerra. Trascurando le divisioni, l’arte concreta ha riunito artisti di diverse provenienze e generazioni. 
L’arte concreta tende così a un linguaggio universale, allo stesso modo della musica o della poesia.
Fedeli al loro spirito di apertura, Sybil Albers e Gottfried Honegger hanno potuto ampliare la loro collezione coinvolgendo artisti come Aurelie Nemours, Bernar Venet, Laurent Saksik, Nikolaus Koliusis, o collezionisti – Gilbert e Catherine Brownstone – che hanno tutti scelto di donare opere che hanno completato la lettura proteiforme della collezione.

La collezione Albers-Honegger

La Donazione Albers-Honegger riunisce le opere donate allo Stato francese da Gottfried Honegger e Sybil Albers, a cui si sono aggiunte le donazioni di Aurelie Nemours, Gilbert Brownstone, EMMANUEL e i doni di diversi altri artisti. 
Anche se il nucleo della collezione è costruito intorno ai grandi nomi dell’arte concreta svizzera (Max Bill, Richard-Paul Lohse, Camille Graeser, Gottfried Honegger) e francese (Bernard Aubertin, Jean-François Dubreuil, François Morellet, Aurelie Nemours), i collezionisti, fedeli allo spirito di universalismo dell’arte concreta, non si sono limitati a riunire una gamma di opere puramente geometriche. 

Se oggi sembra ovvio che i principali protagonisti del minimalismo e dell’arte concettuale siano rappresentati nella collezione permanente (con Joseph Beuys, Daniel Buren, Alan Charlton, Richard Long, Helmut Federle, Imi Knoebel, Olivier Mosset, Bernar Venet, Franz Erhald Walther per l’Europa, o Carl Andre, Robert Barry, Dan Flavin, Donald Judd, Joseph Kosuth, Richard Serra per gli Stati Uniti), la presenza di artisti legati all’arte povera (Manzoni), al movimento dei supporti di superficie (Claude Viallat) o anche al Nouveau Réalisme (Tinguely) appare meno evidente. Tuttavia, testimonia lo spirito visionario dei due collezionisti che hanno scelto di esplorare i principi rigorosi dell’arte concreta alla luce delle pratiche pittoriche più radicali della seconda metà del XX secolo.

Questa collezione è anche il frutto di una storia, quella di Gottfried Honegger, artista svizzero che all’inizio degli anni ’50 si mise alla conquista del linguaggio geometrico, e di Sybil Albers, sua compagna.
Zurigo, Parigi, New York sono le prime tappe di questo lungo viaggio. Gli incontri e le amicizie sono sottilmente rivelati nella collezione. La scatola di Campbell’s Soup dedicata da Andy Warhol, le opere di Sam Francis e Kimber Smith ci ricordano i legami indissolubili di Gottfried Honegger con gli Stati Uniti. Opere di César e Yves Klein testimoniano il rapporto speciale con la Francia.

Sybil Albers e Gottfried Honegger sono rimasti sensibili alla creazione contemporanea, aprendo la loro collezione alle giovani generazioni e alle pratiche meno tradizionali.
Infine, Sybil Albers e Gottfried Honegger hanno riunito un gruppo eccezionale di progetti, in particolare sedie (la sedia Paimo di Alvar Aalto, la sedia Wassily di Marcel Breuer, la sedia laterale Wiggle di Frank O. Gehry, la sedia Panton di Verner Panton, ecc.) testimonianza della concezione democratica dell’arte voluta dagli iniziatori di questo movimento e delle sue implicazioni collettive e sociali.