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Sigalit Landau, la sapidità di distruzione e creazione
Sigalit Landau, nata nel 1969 a Gerusalemme, negli ultimi venticinque anni ha costruito un’ampia opera che spazia dalla videoarte all’installazione, dalla fotografia alla scultura. Il Mar Morto è stato una fonte di ispirazione e un laboratorio per le opere video, le serie fotografiche e soprattutto per le sculture di sale.
La sua opera più nota è probabilmente il video Barbed Hula (2000), che mostra una giovane donna, nuda, senza volto, su una spiaggia, mentre fa al rallentatore l’hulahop con un filo spinato che la ferisce inesorabilmente e ripetutamente.
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Le sculture di sale che realizza con l’aiuto del Mar Morto seguono in fondo lo stesso principio di esplorazione della ferita, ma anche della guarigione. Il sale è al tempo stesso ciò che enfatizza il dolore e ciò che dà sapore. È soprattutto ciò che attua la metamorfosi, che costruisce, che crea attraverso i suoi cristalli purissimi nuove e bellissime forme.
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Come in un rituale l’artista ha immerso vari oggetti nelle acque saline di questo lago. Alcuni degli oggetti immersi sono fatti a mano con materiali specifici e simbolici, per esempio reti da pesca o filo spinato, altri sono oggetti personali, molti rappresentano un mondo perduto.
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I capi rimodellati dal mare mostrano il contrasto tra una forza potenzialmente distruttiva e l’energia creativa dei cristalli che si depositano e trasformano, sterilizzando e pietrificando al tempo stesso.