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Gustave Adolphe Mossa al Musée des Beaux-Arts di Nizza

L’esposizione in corso al Musée des Beaux-Arts di Nizza è una retrospettiva dell’opera del celebre artista nizzardo Gustave-Adolphe Mossa (1883-1971). Principalmente conosciuto per i suoi quadri simbolisti, le sue opere preziose quanto inquietanti fanno di lui l’ultimo rappresentante di questo grande movimento artistico. Ma Mossa non fu solo questo.

Gustave-Adolphe Mossa tra simbolismo e regionalismo

Degno continuatore del lavoro del padre Alexis, conservatore museale oltre che egli stesso artista, si impegnò come lui per far conoscere il patrimonio regionale. Come linguista e autore regionalista compose numerose pièce di teatro in nizzardo. Attraverso i suoi fantastici progetti di carri di carnevale fece vivere lo spettacolo tipico della città durante i decenni. Come etnologo studiò le tradizioni e i costumi locali e li resuscitò nel gruppo di danze folkloristiche Nissa la bella che creò con Francis Gag nel 1955 e di cui rappresentazioni si fecero a volte al Musée des Beaux-Arts. Di questo museo fu conservatore dal 1926 al 1971 e ora, cinquant’anni dopo la sua morte, esso gli rende il dovuto omaggio.

Le esposizioni e L’Artistique

È attraverso le società artistiche locali che Gustave-Adolphe Mossa espone all’inizio della sua carriera non solo a Nizza, ma anche a Cannes e a Digione. Fa una prima apparizione al Salon d’automne di Parigi nel 1908 e presenta quattro opere l’anno seguente.
Nel 1909 il circolo nizzardo L’Artistique accoglie le opere di Alexis Mossa e del  giovane Gustave-Adolphe consacrando le relazioni filiali e artistiche dei due pittori. Vi si trovano opere simboliste, pastelli quasi caricaturali con soggetto le corse ippiche, acquarelli presi dal vivo in Italia e nell’entroterra, ritratti a matita e dipinti a olio. Ma la sua carriera prende una svolta nel 1911 grazie a sua moglie Charlotte Andrée. È lei che, attraverso le sue reazioni familiari, gli offre l’accesso ai saloni mondani e alle gallerie della Parigi della Belle Époque.
Le critiche e gli elogi invadono la stampa specializzata e seguono delle collaborazioni fruttuose con i galleristi, gli autori e gli editori. 

Gustave-Adolphe Mossa e la sua Nizza

Ma Mossa, di cui il mutismo era diventato leggendario, rinuncia infine alla vita sociale parigina alla quale si sente straniero. Ritrova quindi Nizza per non lasciarla più.
L’attaccamento alla sua regione appare sotto forme diverse nella sua opera. In un primo tempo è nell’ambito del suo lavoro simbolista che Nizza e la Riviera appaiono come decoro della decadenza della fine del secolo. 
Le sue dee e le immagini mitologiche spaventose prendono posto in mezzo a luoghi e monumenti molto chiaramente identificati.
Questo dà del resto a Gustave-Adolphe la sua specificità in quanto artista simbolista. L’utilizzazione dei motivi tipici come le donne fatali, le chimere e altri riferimenti letterari propri del simbolismo europeo avrebbero fatto di lui un semplice seguace, se la presenza dell’ambiente nizzardo non fosse intervenuta ad attualizzare, ad ancorare nel tempo presente e a far uscire dalla abituale atemporalità simbolista le terrificanti scene dipinte.

La mitologia di Gustave-Adolphe Mossa

Mossa si costruisce anche una mitologia personale dove si mescolano le grandi figure della cultura occidentale e personaggi tipici del folklore nizzardo. Questa mitologia si trasforma quando l’artista erige in icone la nizzarda e il nizzardo, declinando le arti visuali in arti viventi attraverso il carnevale, il  teatro e la danza folkloristica.
Mossa è stato iniziato alla mitologia da suo padre che gli raccontava le favolose storie degli dei e degli eroi greco latini. Attorno ai vent’anni si lascia sedurre poi dalle tragedie shakespeariane, dai poemi baudelairiani e più generalmente dalla letteratura decadente. Si crea le sue proprie mitologie, tra le quali la figura della femme fatale è ricorrente.

La femme fatale

In composizioni cariche di simboli e da cui emana violenza e stravaganza, crea delle donne ibride e delle creature mostruose, in preda a ogni bizzarria. 
All’inizio del XX secolo la letteratura sviluppa l’immagine particolarmente misogina della femme fatale dominatrice seducente e allo stesso tempo perversa e malefica. Mossa declina all’infinito questa figura tentatrice e funesta. Rappresentata a volte sotto i tratti di personaggi biblici, a volte mitologici, la veste di abiti eccentrici, la riempie di gioielli lussuosi e la circonda di decori sublimati da ricchi dettagli Art Nouveau. I suoi accessori dimostrano del resto spesso il suo vizio come il portamonete che suggerisce la cupidigia o le forbici il suo sadismo. La figura di Salomè domina l’opera di Mossa. Elevata al rango di mito dagli scrittori decadenti che la considerano come la prima delle donne fatali, per Mossa è l’ambivalenza stessa di verginità e lussuria, innocenza e erotismo concupiscente. 

La mostra è visitabile fino al 15 maggio 2022 al Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza. Consultate il sito per tutte le informazioni di accesso.