Exhibitions,  Science

Nikola Tesla Exhibition a Milano

Quella di Milano è la prima e unica tappa italiana della mostra sul pioniere dell’elettromagnetismo Nikola Tesla.
Si può visitare fino al 29 marzo 2020 allo Spazio Ventura XV di Lambrate ed è la mostra interattiva più grande al mondo finora mai realizzata su questo scienziato dallo spirito geniale quanto idealista.
Si tratta di un lungo percorso espositivo che si apre con la sua vita per proseguire, attraverso le sue invenzioni, lungo tutte le tappe del suo soggiorno in America e terminare con una zona interattiva in cui si possono sperimentare gli effetti di alcune sue invenzioni e scoperte.

Nikola Tesla (1856-1943) nasce da famiglia serba nell’attuale territorio della Croazia, allora impero austro-ungarico. Ha contribuito allo sviluppo di diversi settori delle scienze applicate e la sua importanza gli venne riconosciuta nella Conférence Générale des Poids et Mesures del 1960, durante la quale fu intitolata a suo nome l’unità del Sistema Internazionale di misura dell’induzione magnetica.

Più che uno scienziato egli fu un inventore a tutto tondo con un distinto senso pratico che gli permise di avvicinarsi alle discipline più diverse. Condusse le ricerche più audaci e disparate sovrapponendole, integrandole, abbandonandole per poi recuperarle.
Questo rende molto difficile individuare il filo conduttore del suo lavoro e del suo pensiero, eccezion fatta per l’idea di trasmettere senza fili l’energia, idea che l’accompagnò durante tutta la sua esistenza.
Dedicò tutti i suoi sforzi alla ricerca di nuovi benefici per l’intera razza umana, ma il mondo non era pronto per comprendere la vera portata del suo lavoro, ancora oggi non se ne ha un’idea univoca e accettabile, essendo il personaggio ancora avvolto dall’aura di eccentrico sperimentatore invischiato in complotti e vicende paranormali. Non si stancò mai di ripetere che c’è energia ovunque intorno a noi, che l’uomo esplorerà il cosmo intero, che la divisione tra uomini e natura è solo illusione.
Il suo sogno era quello di un mondo immerso nella pace perpetua: energia libera e un pianeta pulito, sgombro da scempi, sprechi e crimini, questi erano i principi guida del cammino verso il progresso come lo intendeva lui.

Cresciuto in campagna, dove la natura formò le sue ossa e i suoi sensi, Nikola Tesla fu dotato sin da piccolo di una strana ipersensibilità e di una sorta di intuito sinestetico che gli causavano continuamente visioni.
Nella sua autobiografia racconta che fu accarezzando il suo gatto e sperimentando così l’elettricità statica che cominciò ad avere le sue prime intuizioni di un mondo permeato da un’energia controllabile dall’uomo.


Anche il fratello aveva la stessa dote, e quando questi morì in un incidente a cavallo Nikola rimase sconvolto, pieno di complessi di inferiorità all’ombra del fratello. Dopo questo tragico evento coltivò questo suo intuito, imparando a metterlo a frutto.

L’immagine che esce di quest’uomo incredibile è quella di un visionario che percepiva l’essenza energetica delle cose attraverso una percezione sottile e in cui solo successivamente ingegno e senso pratico trasmettevano l’idea alle sue mani di artigiano.
Le sue capacità mnemoniche eccezionali, in più, gli permettevano di fare a meno di costruire il prototipo di un’invenzione, perché riusciva ad individuare e correggere gli eventuali malfunzionamenti direttamente nel modello che aveva in testa.
Tesla riusciva a tenere a mente molti libri, letti di nascosto sotto le coperte per non farsi vedere dal padre, centinaia di poesie e interminabili formule matematiche. L’inclinazione alla compulsività e l’ipocondria gli permisero raramente di abbandonarsi ai contatti umani ma tutti lo descrivono come un amabile gentiluomo, affascinante oratore dalle impressionanti conoscenze tecniche e filosofiche.

Dopo gli studi aveva viaggiato tra la Francia e l’Ungheria, progettato e inventato un gran numero di macchine e soprattutto aveva trovato il modo di addomesticare e sfruttare al meglio la corrente alternata, alla quale si lavorava affannosamente da entrambi i lati dell’Oceano. Tesla aveva trovato la risposta: il motore a induzione magnetica.
Finora nessuno era riuscito a trovare un’alternativa reale alla corrente continua di Edison, il cui sfruttamento esigeva una nuova centrale ogni due miglia, il sistema di Tesla invece trasferiva energia per centinaia di miglia senza la minima perdita, tramite semplici convertitori di tensione.

Quando sbarcò la prima volta nella Grande Mela nel 1884 l’inventore non aspettò neppure un giorno per recarsi sulla Fifth Avenue a incontrare la persona per cui aveva attraversato l’oceano, Thomas Alva Edison che a 37 anni era già conosciuto in tutto il mondo.
Dal punto di vista economico erano l’uno l’opposto dell’altro: Edison era un mago del business che per passione era finito a fare l’inventore, Tesla era un europeo estirpato, lontano anni luce dalla logica americana, quasi totalmente privo del senso del guadagno e del risparmio. Per lui il valore delle cose non si misurava in dollari: la sua moneta di scambio era il progresso. Dopo aver lavorato per lui e restando subito deluso per il mancato riconoscimento dei suoi meriti, abbandonò la compagnia per lavorare in proprio.

Il primo vero laboratorio di Nikola Tesla sorse all’89 di Liberty Street, sopra una stamperia, i cui generatori si accordò di poter usare, durante la notte, per i suoi esperimenti.
Verso la fine del 1887 Tesla aveva già costruito molti sistemi a corrente alternata e nella primavera del 1888 presentò le sue scoperte presso l’Istituto Americano degli Ingegneri Elettrici. Ebbe un grande successo per la sua semplicità esplicativa e la formulazione teorica compatta e variegata. Alla conferenza era presente anche George Westinghouse che gli propose un contratto allettante per i suoi brevetti. Nikola si trasferì a Pittsburgh dove rimase un anno.
Quando si vide messo in pericolo dalla possibile commercializzazione della corrente alternata Edison le dichiarò guerra, cominciando una poderosa campagna di diffamazione della corrente di Westinghouse. Dopo alterne vicende, posto di fronte all’eventualità di salvare la Westinghouse dalla bancarotta rinunciando alla paternità di tutti i suoi brevetti, Tesla accettò di cederli tutti all’amico. Westinghouse divenne un colosso industriale e mentre lavorava per tenere alta la reputazione dell’inventore, questi rimase immerso nel suo lavoro.
Quando venne a sapere delle scoperte di Hertz sulle onde radio affittò un nuovo laboratorio dove oggi sorge Little Italy: la postazione al 175 di Grand Street fu la culla di una delle sue più grandi invenzioni: la bobina di Tesla. Fu però nella nuova sede di South Avenue, nel cuore di Manhattan che i suoi studi sulla bobina presero veramente vita.

Questo slideshow richiede JavaScript.

La bobina di Tesla rappresenta il primato dell’uomo nella produzione dell’alta tensione. Consiste in un trasformatore elevatore di potenza con nucleo ad aria e viene comunemente utilizzata per convertire l’alta corrente a basso voltaggio in bassa corrente ad alto voltaggio ed alte frequenze. Sebbene il funzionamento possa assomigliare a quello di macchine elettrostatiche essa venne inizialmente concepita per la telecomunicazione e la trasmissione di energia senza fili a un livello che i suoi contemporanei non riuscirono mai ad eguagliare.
Grazie agli esperimenti di trasmissione senza fili Tesla incorse in un altro fenomeno: nelle conferenze dell’epoca descrisse delle “radiazioni molto speciali” che potevano essere manifeste con vetro all’uranio e con altri materiali fosforescenti e fluorescenti. Tesla riuscì così a creare quelle che chiamò “ombrografie”: queste pellicole venivano impressionate grazie a quelli che Wilhelm Röntgen otto anni dopo avrebbe riscoperto e chiamato raggi X.
In quegli stessi anni Tesla mostrò un dispositivo sferico dotato di cavo elettrico che lui chiamava lampada a bottone di carburo di silicio. In realtà quel dispositivo inglobava molti principi che sarebbero stati sviluppati parecchio tempo dopo: le lampade a led, il microscopio elettronico, i tubi a raggi catodici si basano su fenomeni compresi in questa lampada.
Nelle varie conferenze Tesla sfruttò le componenti elettriche della lampada globulare a bottone di carburo di silicio per evidenziare le sue teorie sui raggi cosmici. Se all’epoca nessuno accettò le sue teorie, Arthur Compton e Robert Milikan, scopritori dei raggi cosmici negli anni ’20, ammisero di aver preso ispirazione anche dalle sue avanzate speculazioni.

Nel 1893 Westinghouse gli comunicò che la Westinghouse Company era stata scelta per illuminare la fiera mondiale di Chicago che avrebbe avuto luogo a maggio. Egli avrebbe mantenuto fede alla parola data assicurandosi che la corrente alternata di Nikola Tesla ne fosse la protagonista principale. La sua fama cominciò a diffondersi: 25 milioni di americani visitarono la fiera nei sei mesi in cui durò; il Palazzo dell’Elettricità ospitava tutte le invenzioni realizzate fino a quel momento da Nicola Tesla, corredate da molti altri esperimenti concepiti appositamente per il pubblico dell’esposizione.
In onore di Colombo e dell’Esposizione a lui dedicata un uovo di metallo ruotava ad alta velocità in equilibrio su una lastra, cambiando verso grazie al campo magnetico generato e controllato dalla corrente alternata. Incantò inoltre la folla con più di 200.000 volt di elettricità che passavano su tutto il suo corpo senza ricevere il minimo danno. Erano presenti svariati modelli di motori a corrente alternata, 12 generatori bifase e un convertitore da corrente alternata a corrente continua per alimentare i motori ferroviari, il tutto presentato da Westinghouse in persona nella sala macchine.
Il successo fu tale che finalmente, dopo anni di critiche e pregiudizi, la commissione responsabile annunciò che avrebbe firmato il contratto della Westinghouse Company per la costruzione dei generatori che avrebbero imbrigliato e trasmesso l’energia dei 30.000 m³ d’acqua delle cascate del Niagara.
Tesla partì alla volta di Pittsburgh per avviare la progettazione dell’impianto che avrebbe domato la furia delle cascate.
Durante la preparazione lo scienziato tornò spesso a New York per fare esperimenti sulla trasmissione senza fili, sui raggi X e sulle applicazioni dell’azoto liquido come refrigerante e come fertilizzante. Il 1895 però non tardò ad arrivare: quella del Niagara divenne la prima centrale per la generazione di corrente alternata su vasta scala.

Già prima che scoccasse il XX secolo Nikola Tesla parlò diffusamente della necessità di contrastare i cali di risorse che a breve avrebbero affannato l’intero pianeta e nel 1899 Tesla costruì un motore solare di cui mai svelò il funzionamento.
In un altro scritto Tesla affrontò il tema dell’energia geotermica, proponendo un impianto a vapore che è da molti ritenuto una delle sue proposte più realistiche. Secondo Tesla il calore degli strati profondi del sottosuolo poteva essere sfruttato facendo circolare acqua in un condotto che scendeva molte centinaia di metri sotto terra. Essa poi risaliva sotto forma di vapore azionando una turbina e tornava liquida dentro un condensatore termico.
Nikola Tesla sconfinò anche nell’energia eolica sviluppando la sua turbina senza pale. Anche se in vita non tentò mai di applicarla agli impianti eolici l’invenzione della turbina di Tesla è basata su una serie di sottili dischi che si muovono grazie al flusso di un fluido sia esso acqua o gas.

Questo periodo di successo fu per l’inventore serbo il più spensierato. La situazione era effervescente ma fu proprio poco prima dell’inaugurazione delle centrali del Niagara che avvenne il disastro. Nel cuore della notte del 13 marzo 1895 un incendio scoppiò nel seminterrato del palazzo sulla Quinta Strada avvolgendo tutti piani dell’edificio. Il laboratorio di Tesla colmo di macchinari, di modelli delle invenzioni future, di dati e di piani progettuali, di fotografie e appunti sulle varie scoperte bruciò senza che nessuno avesse il tempo di fare niente.
Per fortuna ogni apparato era ben chiaro nella sua mente e facilmente ricostruibile, ma non percependo più i diritti dei propri brevetti né uno stipendio da parte della Westinghouse il rischio maggiore era la bancarotta.
Inaspettatamente Edison gli permise di usare il suo laboratorio, poco dopo Adams, presidente della Cataract Construction, gli propose di aprire una nuova società. Tesla trovò un nuovo spazio al numero 46 di East Houston Street. Qui studiò molti fenomeni dell’elettricità radiante. Mese dopo mese Tesla giunse all’invenzione dell’eterodina: quella che lui chiamava “ricevitore di battimenti” è un’eterodina a conversione diretta per la ricezione di onde radio continue non modulate.

Nello stesso periodo inizia a costruire automi, esseri in grado di reagire in maniera indipendente agli impulsi ricevuti dall’esterno. Il desiderio di costruire macchine di questo tipo era antichissimo e ronzava nella sua testa sin da quando da bambino lottava contro le sue visioni. Il concetto di essere umano come complesso di organi, muscoli, carne e sensi, che reagisce alle influenze esterne si ritrova in molti suoi scritti. Nacque così quella che Tesla battezzò “teleautomatica”, l’arte di comandare automi a distanza.

Anno dopo anno Tesla si avvicinò ai segreti della risonanza. Nel 1898 studiò le vibrazioni degli oggetti al variare della frequenza di un oscillatore elettromeccanico. Applicando l’oscillatore a varie superfici un giorno finì con lo spezzare una trave di metallo dopo averla fatta oscillare come fosse gelatina. Tesla sperimentò sulla propria pelle questo fenomeno tanto che rischiò di distruggere un intero palazzo. Realizzò che se una piccola energia viene utilizzata nel modo giusto si possono produrre effetti di portata enorme, in questo caso dei veri e propri terremoti.

Nel 1899 ricevette da J.P. Morgan un nuovo finanziamento per le ricerche sulla trasmissione senza fili. Gli venne concesso un terreno a Colorado Springs, alle pendici di Pike’s Peak. Qui costruì un laboratorio con una bobina eccezionale che correva attorno al grande locale, dal tetto spuntava una torre di 24 m sulla cui cima si si ergeva un’asta di 37 e in cima una sfera di rame. Sulla porta la citazione di Dante “lasciate ogni speranza voi che entrate”.
Con i trasformatori accesi nel cielo sopra la stazione sembrava infuriare costantemente un temporale accompagnato da fasci di colori che aleggiavano sotto le nuvole. Ad oggi non è ancora stato scoperto tutto ciò che c’è da sapere sui fulmini. Sappiamo che si originano tramite canali di gas ionizzato che si formano tra le nuvole e il suolo ma a cosa siano dovuti resta un’ipotesi.

Un’ulteriore scoperta fu quella delle onde stazionarie. Tesla ebbe la grande intuizione di riferirsi alla Terra come a un oggetto elettromagnetico e alla sua atmosfera come a un complesso sistema di elettricità, gas e magnetismo. Questo gli suggerì un utilizzo della conducibilità elettrica terrestre per poter inviare sia informazioni sia energia a qualsiasi punto del globo.

Nei primi mesi del 1900 Tesla si impegnò per depositare alcuni brevetti relativi alla trasmissione senza fili. Attraverso uno di essi inaugurò l’ingegneria criogenetica e anticipò le scoperte sulla superconduzione.
Da parecchi anni ormai coltivava l’idea di un sistema di trasmissione mondiale. Presto trovò anche il terreno: 2000 acri di terra sulla costa di Long Island dove aveva progettato di costruire una torre che gli avrebbe permesso di distribuire energia in ogni parte del globo.
La torre prese velocemente forma nei disegni che Tesla scambiava con gli architetti: il tronco era ottagonale e doveva essere ricoperto di assi di legno. L’edificio alla base comprendeva un laboratorio, un’officina, una sala strumenti, una sala macchine, un ufficio e una biblioteca. La cupola avrebbe dovuto essere ricoperta da piastre di rame per isolarla. All’interno della torre era presente una trave d’acciaio che penetrava il terreno per 36 metri. La torre era effettivamente un’antenna che però si sviluppava al contrario. La cima era sotto terra mentre la cupola serviva per creare differenza di potenziale con la ionosfera.
I successi di Marconi nella trasmissione radio fecero si che le disponibilità di Morgan nei suoi confronti andassero via via scemando. Quando Tesla gli rivelò il secondo fine della torre di trasferire energia a tutto il mondo Morgan gli negò definitivamente il suo aiuto.
La costruzione della torre si interruppe, il nome dell’inventore perse credibilità e così le sue azioni. 
La torre fu demolita nel 1917.

Dopo una parziale guarigione all’esaurimento nervoso in cui era caduto in seguito al fallimento di questo progetto Tesla si dedicò a un nuovo brevetto di turbina: nel 1909 brevettò una pompa senza pale per la propulsione di un fluido.
La turbina di Tesla consiste in una serie di dischi perfettamente lisci e distanziati leggermente l’uno dall’altro attraversati da un fluido. Sfrutta il rallentamento dello scorrimento di un fluido in prossimità di una superficie, il cosiddetto effetto Coanda: l’energia cinetica del fluido grazie a questo rallentamento viene parzialmente ceduta alla superficie che in questo caso consiste nei dischi rotanti.
Oggi la turbina di Tesla non solo risulta più efficiente ma anche meno dannosa per l’ambiente di tutte le turbine usate nell’industria moderna e i motivi per cui non è stata sviluppata sono in realtà solo di natura economica.

Lungo il corso della sua vita ha riflettuto a lungo sulla medicina e sul suo ruolo sociale e evolutivo. Gli studi sull’ozono, sui campi magnetici pulsanti come soluzioni terapeutiche non invasive, sull’elettroterapia e sui raggi X aprirono il campo a tutti i successivi sviluppi in materia.

Nel breve montaggio qui di seguito alcune dimostrazioni delle sue invenzioni presentate durante la mostra:

Nel 1893 Tesla aveva incontrato Swami Vivekananda, uno yogi indiano in viaggio in America per diffondere la dottrina Yoga e Vedanta. Tesla rimase affascinato nel notare la somiglianza dei concetti vedici sull’energia, il cosmo e la materia con le evidenze scientifiche dei suoi esperimenti e delle intuizioni di alcuni suoi colleghi.

Nel 1930 dichiarò di essere in procinto di pubblicare un trattato cosmologico che unificasse l’elettricità radiante con l’elettricità comune, il magnetismo e i raggi cosmici. La definì “Teoria dinamica della gravità” e affermò che vi stava lavorando dal 1893.
Purtroppo non ne presentò mai una versione scritta definitiva. L’aggettivo “dinamica” suggerisce un concetto che in fisica ricorda inevitabilmente la meccanica quantistica. Inoltre la dinamicità unisce le filosofie orientali alla fisica moderna.
La teoria dei quanti ci ha mostrato un mondo subatomico fatto di interrelazioni in cui tutto esiste solo in funzione degli elementi circostanti. Pare che i mistici orientali avessero in qualche modo intimamente penetrato il funzionamento fisico della realtà senza però l’uso della matematica, ma solo con il lento ritmo dell’esplorazione intellettuale.

Questo punto di contatto tra la filosofia e la scienza, tra la visione poetica e la tecnica è forse la caratteristica distintiva di quest’uomo geniale, le cui scoperte non ci hanno probabilmente ancora rivelato tutte le loro enormi potenzialità.