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San Pantalon a Venezia

Situata nel sestiere di Dorsoduro, quella dedicata a San Pantalon è una delle chiese più antiche della città. Citata per la prima volta da Papa Alesandro III in un documento del 1161, fu poi più volte rimaneggiata nell’architettura e nei decori fino alla fine del ‘600 quando l’architetto Francesco Comin ne ruotò l’orientamento di 90° e le diede l’aspetto odierno. 
Osservandone la facciata incompiuta nessuno sospetterebbe che al suo interno si trovi un’opera spettacolare per dimensioni e realizzazione: il dipinto su tela più grande al mondo.

Ma chi è San Pantalon?

Il nome Pantalon è in realtà la versione dialettale veneta di Pantaleone. San Pantaleone di Nicomedia fu un martire cristiano degli inizi del IV secolo. Patrono delle ostetriche e compatrono dei medici assieme ai celebri Cosma e Damiano, fa parte del gruppo dei cosiddetti santi anargiri (termine d’origine greca che letteralmente significa “senza denaro”, così chiamati per aver esercitato la professione medica senza chiedere compenso). Il culto della sua figura è tipicamente legata all’ex Impero Bizantino.
Il Santo fu martirizzato in Bitinia, durante le persecuzioni ai Cristiani volute da Diocleziano, a seguito di accuse di magia e delle inspiegabili guarigioni da lui compiute.
Diverse città vantano di possedere parte delle sue reliquie e tra queste vi è Venezia, dove il martire di Nicomedia ha goduto fin dall’epoca medievale di grande devozione. Nella chiesa di San Pantalon sarebbe infatti conservato un suo braccio.

Le opere custodite nella chiesa

Se a prima vista dall’esterno l’edificio si presenta anonima a causa della facciata incompiuta, all’interno è uno splendore la ricchezza di decori policromi che invade l’unica navata e le sei piccole cappelle laterali e che culmina nell’altare maggiore seicentesco di ispirazione palladiana, opera dell’architetto Giuseppe Sardi. Nella chiesa sono custodite oltre 80 pregevoli opere, tra cui spiccano la Madonna con Bambino di Paolo Veneziano, l’Incoronazione della Vergine di A.Vivarini e G. d’Alemagna, la Deposizione di Cristo del Padovanino e uno splendido Crocifisso del XIV secolo. La figura del martire viene celebrata con altre opere collocate all’interno della seconda cappella a destra: qui si trovano opere di Giovanni Antonio Fumiani, di Paolo Veronese, di Jacopo Palma il Giovane .

Le tele del soffitto

Ma la cosa più sorprendente che si trova in questa chiesa che corrisponde alla parrocchia più piccola di Venezia è la tela pittorica più grande del mondo che ne decora il soffitto.
Si tratta di un dipinto di ben 443 metri quadrati che a prima vista potrebbe sembrare un affresco, ma che in realtà è un’immensa tavola composta da 44 tele unite fra loro.
L’autore è il pittore veneziano Gian Antonio Fumiani, frequentatore della parrocchia, che all’età di 44 anni, nel 1680, cominciò questo lavoro mettendo a frutto la grande esperienza pittorica prospettica che aveva acquisito nei suoi precedenti lavori come scenografo teatrale. Lo portò a termine 24 anni dopo, nel 1704.

Si tratta del Martirio e Gloria di San Pantalon. L’opera ripercorre i momenti della condanna di san Pantaleone (al centro seduto ritratto nell’atto di donare il perdono ai suoi persecutori) da parte dell’imperatore Diocleziano (sul lato destro in trono avvolto da un mantello di colore rosso), la scena della morte (sul lato sinistro i carnefici hanno in mano una bastone, una corda, un uncino) e del trionfo al cielo di San Pantaleone con angeli che reggono rami di fiori, ghirlande e strumenti musicali. 

Il Crocifisso del 1300

Ma la chiesa racchiude almeno altri due segreti. Il primo riguarda la storia del crocefisso in legno dorato situato sopra l’altare centrale, datato tra il 1335 e il 1345, che venne saccheggiato insieme ad altri oggetti durante la Seconda Guerra Mondiale. Pare addirittura che fosse entrato in possesso del gerarca nazista Hermann Goering e poi passato nelle mani di vari privati, fino a quando il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale lo ha individuato nel 2012 presso una casa d’aste di Colonia, che ha quindi deciso di restituirla al Patriarca di Venezia.

L’ultima opera di Paolo Veronese

Un’altra curiosità riguarda la pala di San Pantalon che si trova nella seconda cappella di destra. Dipinta da Paolo Veronese nel 1587 è considerata l’ultima opera dell’artista che morirà l’anno seguente a causa di una polmonite.