Art

Hockney – Matisse. Un Paradis retrouvé

L’esposizione Hockney – Matisse un Paradis retrouvé, visitabile al Musée Matisse di Nizza fino al 18 settembre, si inserisce nell’evento della Biennale des Arts de Nice, dedicata quest’anno ai fiori.
E si apre infatti sulla serie Fresh Flowers che David Hockney ha recentemente realizzato su  iPad nella sua casa in Normandia. 

Fresh Flowers – David Hockney

Realizzati tra il 30 gennaio e il 21 aprile 2021 dimostrano della grande maestria nella pittura su iPad cui l’artista è giunto. Lungi dal voler ottenere una resa fotografica Hockney cerca di far apparire tutta la varietà di tracciati: “da vicino si vede come i fiori sono disegnati si possono riconoscere i tratti che ho fatto, io non cerco di nasconderli è un punto essenziale per me.”

L’artista così racconta come è nata questa serie: “questi Fresh Flowers sono stati tutti dipinti nello stesso luogo. Il sole basso proiettava delle ombre sulla tovaglia a quadrati blu o rossi e c’erano alcuni vasi differenti in vetro o in porcellana bianca. Il fondale di queste pitture è di un marrone profondo perché la tenda della porta era abbassata dietro i fiori quando li ho visti per la prima volta. Ho solo disegnato quello che vedevo per circa due ore, poi ho stampato e attaccato questa pittura sul muro di fondo per guardarla a distanza. Ero colpito dalla sua chiarezza, i fiori risaltavano molto bene. Dopo un giorno due ne ho fatto un altro e poi ancora un altro.”
Prima di stampare queste opere a Hockney piace inviarle come file digitali ai suoi amici. Questa idea di pittura che si condivide, questo mazzo di fiori offerti, avvicina l’artista a Matisse che durante la seconda guerra mondiale inviava ai suoi amici delle lettere ornate di fiori, creazioni calligrafiche che alleggerivano la difficoltà quotidiana di quel periodo.

Un dialogo intenso tra Hockney e Matisse

Il percorso prosegue attraverso la collezione del Musée Matisse che viene fatta dialogare con l’opera di David Hockney. Si creano così delle risonanze sorprendenti che evocano universi comuni ai due artisti come la continuità  tra lo spazio dell’atelier e l’esterno. La Côte d’Azur si unisce alla California attraverso i temi della piscina, della finestra e del giardino lussureggiante. 
Di sala in sala si comprende che l’opera di David Hockney non è mai lontana da quella di Matisse: nei suoi disegni dalle linee pure, nei paesaggi abitati dal movimento e dal corpo dell’artista, nel rapporto con il modello e più in generale nella volontà di abbracciare il reale. Dappertutto troviamo la stessa esigenza di pensare l’atto della percezione e lo stesso desiderio di colore che ci porta al paradiso ritrovato.

Autoritratti

Il dialogo comincia con degli autoritratti che ci mettono direttamente di fronte a due artisti che interrogano il loro riflesso. Negli autoritratti di David Hockney come in quelli di Matisse l’artista incontra la sua immagine e allo stesso tempo interroga la natura dell’atto percettivo.


In Paysage de Saint-Tropez del 1904 Matisse introduce nel paesaggio la sua mano e il suo piede e anche il foglio sul quale sta disegnando, una mise en abyme che traduce una visione totalizzante e soggettiva.
Allo stesso modo Hockney crea dei photo-collages in cui introduce quasi sempre i suoi piedi o la sua mano per ricordare la centralità del corpo che percepisce. Invece che allontanare il mondo questo nuovo sguardo lo avvicina e vi inscrive lo spettatore.

Matisse

Fauvismo

Sin dagli anni della sua formazione a Londra David Hockney ha manifestato il suo interesse per il fauvismo. L’impatto dell’estetica fauve sulla sua opera è visibile soprattutto a partire dagli inizi degli anni 80, nei paesaggi di Hollywood Hills e nelle scenografie d’opera, come quelle per L’Enfant et le sortilèges di Maurice Ravel.

Ritratti

David Hockney si consacra per più di sessant’anni al ritratto attraverso diversi mezzi compreso l’iPad lavorando a partire da fotografie o dal vero. Suo padre è il soggetto della sua prima pittura a olio nel 1955, ma bisogna attendere il 1966 perché rgli tenti di cogliere la somiglianza del modello con il Ritratto di Nick Wilder.  A questo proposito ebbe a dire: “mi ci è voluto molto tempo per arrivare a eseguire dei ritratti. Credo di averne sempre provato il desiderio ma ero bloccato dai sacrosanti precetti dell’immutabile Royal Academy. Non vi danno mai ritratti di Picasso o Matisse da imitare. Del resto penso che il ritratto sia molto più interessante della foto. Dipingere delle persone corrisponde al nostro modo di vivere, tutti si interessano ai visi”

David Hockney
Hockney

Inside/Outside

L’acquatinta del 1972 Rue de Seine, realizzata da Hockney durante il suo soggiorno a Parigi riprende il tema di Matisse della finestra, associata al vaso di pesci rossi. La finestra torna anche nei due dipinti del Louvre del 1974 Contre-jour in French Style e Two Vases in the Louvre. Altre finestre seguiranno come la grande vetrata che si apre sulle dune e l’oceano di Fire Island Interior (1976) che si può leggere come una versione americana degli interni nizzardi di Matisse.

Tulipani e ostriche su fondo nero (1943)
Picasso acquista molti dipinti di Matisse durante la guerra tra cui questo. Questi anni e quelli che seguono fino alla morte di Matisse sono tra i più intensi nella storia della loro amicizia/rivalità artistica. Quest’opera è una delle composizioni di oggetti iniziati nel 1940 in cui Matisse cerca di arrivare a una grande semplicità rinunciando ad ogni effetto di volume e di profondità e utilizzando solo i colori piatti non modulati. Descrive così questo sforzo: “con il tipo di rapporto di colore che utilizzo per liberare quello che sento da ciò che accidentale mi trovo a rappresentare gli oggetti sprovvisti da linee di fuga. Voglio dire visti di fronte, quasi gli uni accostati agli altri, uniti tra loro dal mio sentimento da un’atmosfera creata dai rapporti magici del colore.”

Intimità

Dai disegni accademici alle odalische passando per le sculture, il lavoro attorno al corpo umano e la sua integrazione nello spazio diventa essenziale per Matisse. Mentre lui si ispira quasi esclusivamente al modello femminile si è voluto presentare un insieme di nudi maschili che testimoniano la natura spesso autobiografica del lavoro di Hockney. Questi uomini nudi, adottando delle pose languide tradizionalmente attribuite ai modelli femminili, rivendicano l’appartenenza dell’artista all’universo gay che egli frequenta a New York poi a Los Angeles negli anni 60 e 70. Nella serie della doccia trasferisce il tema tradizionale della donna al bagno. L’attaccamento di Hockney alla rappresentazione della figura sottolinea anche la sua volontà di iscriversi nella tradizione figurativa in opposizione all’astrazione e all’arte concettuale allora dominanti.

Lo stile come soggetto

Sin dall’inizio David Hockney utilizza la versatilità stilistica come marchio di fabbrica: questo lo lascia libero di non appartenere a nessuna corrente dominante ma gli permette anche una grande capacità di invenzione e di rigenerazione: “realizzavo che si può giocare con lo stile in una pittura per fare un collage senza dover utilizzare materiali differenti… Ho pensato che fosse una cosa interessante da esplorare, lo stile come soggetto.”
Two Heads and a Palm Tree (1962) mescola in una sola stessa immagine arte figurativa, astrazione e testo. Alcune opere di Matisse, soprattutto le sue pitture più sperimentali, testimoniano un processo di ibridazione stilistica molto simile.

Hockney
Hockney

L’atelier

Fervido lettore di Proust come Matisse, David Hockney tende sempre di più a privilegiare questo universo di sensazioni diverse che costituisce l’atelier. Lungo gli anni si realizza una simbiosi tra l’artista e il suo ambiente di creazione. I due artisti sono particolarmente attaccati ad alcuni oggetti soprattutto alla poltrona o la sedia. Le Fauteuil rocaille di Matisse è uno dei più celebri esempi: nel 1946 ritrae questo mobile barocco veneziano a Nizza. La poltrona di Hockney è meno preziosa ma è altrettanto soggettiva nella maniera in cui suggerisce la presenza umana senza mostrarla. L’impiego della prospettiva inversa in Pembroke Studio Interior (1984) o in Green Easy Chair (1986) non fa che accentuare la vicinanza delle cose che sembrano voler sorgere dallo spazio del quadro e così facendo sollecitare ancora di più lo spettatore. Malgrado la banalità della sua sedia a rotelle Office Chair (1988) Hockney riesce a rendercela familiare, dandole così ancora più presenza.

Il giardino

In Normandia l’atelier di David Hockney si estende a tutto il giardino, di cui conosce ogni pianta.
Dopo l’operazione nel 1941 Matisse fa sempre più fatica a muoversi. Nella Villa Le Rêve a Vence e poi nel suo grande atelier al Régina, ha anch’egli vissuto circondato da un mondo vegetale lussureggiante.
Per entrambi scopriamo che più essi avanzano con l’età più la loro opera riesce a veicolare  freschezza e giovinezza. Hockney con le sue pitture su iPad, Matisse con le sue gouaches ritagliate.

La piscina

Per concludere non poteva mancare il richiamo all’estetica della piscina tanto amata da Hockney. Quella di Matisse, che ora è al MoMA, e che occupava le pareti di uno dei suoi atelier al Régina, simboleggia la stessa libertà che trovò Hockney a Los Angeles.